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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2014 alle ore 10:17.
L'ultima modifica è del 15 maggio 2014 alle ore 16:14.

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I previsori della Bce hanno alzato marginalmente la stima di crescita dell'Eurozona per il 2014 che è ora dell'1,1% (+0,1 punti percentuali) mentre hanno lasciato invariate all'1,5% quella per il 2015 e all'1,7% quella per il 2016. I dati sono contenuti nel Bollettino mensile della Bce.

Ulteriormente riviste al ribasso le stime sull'inflazione nell'Eurozona, portandole allo 0,9% quest'anno, all'1,3% nel 2015 e all'1,5% nel 2016. Nel Bollettino si precisa che il rapporto previsionale è stato stilato sulla base di risposte raccolte tra il 16 e il 28 aprile. Le stime sono state rivedute, rispetto alla precedente rilevazione, di 0,1-0,2 punti percentuali per ciascun anno. È stata, inoltre, riveduta al ribasso anche la stima sulle attese di inflazione nel lungo termine che è ora pari all'1,84% (-0,03 punti percentuali).

I dati più recenti e le indagini congiunturali nell'Eurozona, riporta Radiocor, «confermano che la modesta ripresa in corso nell'area è continuata nel primo trimestre di quest'anno e all'inizio del secondo». Nel Bollettino si spiega che i rischi sulle prospettive di crescita continuano a essere prevalentemente negativi. Tra questi, al primo posto i rischi geopolitici, così come gli andamenti dei mercati finanziari globali e delle economie emergenti che «potrebbero avere il potenziale per impattare in modo negativo sulle condizioni economiche».

Il Consiglio direttivo della Bce «manterrà una politica monetaria altamente accomodante ed è pronto ad agire velocemente, se necessario, con ulteriori allentamenti». La Bce «prevede che i tassi di interesse nell'area dell'euro resteranno ai livelli attuali o più bassi per un periodo prolungato di tempo». Il Consiglio direttivo, inoltre, «è unanime nel suo impegno a usare anche strumenti non convenzionali, entro il suo mandato, per affrontare con efficacia i rischi di un periodo troppo prolungato di bassa inflazione».

I previsori della Bce hanno anche abbassato le stime per il tasso di disoccupazione nell'Eurozona, portandole all'11,8% nel 2014, all'11,5% nel 2015 e all'11% nel 2016. La revisione al ribasso è pari a 0,3 punti percentuali per il 2014 e a 0,2 punti percentuali per il 2015 e il 2016. Ridotta marginalmente di 0,1 punti percentuali al 9,5% nel 2018 la stima di lungo termine. Anche se la revisione al ribasso delle stime «riflette l'andamento favorevole dei dati sulla disoccupazione e delle indagini congiunturali», nondimeno gli esperti ritengono che la ripresa attesa nell'Eurozona «non sarà abbastanza vivace da ridurre i tassi di disoccupazione in modo più consistente nei prossimi anni visto che le aziende prima di dare il via a nuove assunzioni preferiranno aumentare dapprima la produttività» e visto che «ci vorrà qualche tempo prima che si faccia sentire l'impatto delle riforme strutturali».

Sulla base delle informazioni disponibili al momento, «l'inflazione nell'area dell'euro dovrebbe restare intorno agli attuali, bassi livelli per i prossimi mesi, prima di iniziare a risalire gradualmente nel corso del 2015 e portarsi a livelli vicini al 2% verso la fine del 2016». La Bce spiega che le attese di inflazione nel medio-lungo termine «restano stabili in linea con la stabilità dei prezzi». I rischi per l'outlook sui prezzi vengono considerati «equilibrati nel medio termine», ma il Consiglio direttivo afferma di «voler seguire con attenzione le possibili ripercussioni dei rischi geopolitici e dell'andamento del tasso di cambio».

Gli ultimi dati sull'andamento della disoccupazione e dell'occupazione nell'area dell'euro «indicano che il mercato del lavoro si è stabilizzato» anche se «persistono forti divergenze tra Paesi e a livello di diverse classi di età». Nel Bollettino si aggiunge che «anche se i risultati delle indagini sono in miglioramento, nondimeno essi indicano che in futuro ci saranno soltanto modesti miglioramenti» in quest'area.

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