Dal piacione all'autoritario come sopravvivere al capo. Anche quando è donna
Ce ne sono di tutti i tipi, dall'arrogante al piacione, dall'iperattivo al pater familiae: a ognuno il suo capoufficio, con tutti i pro e i contro del caso. Ecco per voi un piccolo manuale d'uso perché, si sa, ogni ufficio è un mondo e, con il boss, è molto meglio andarci d'accordo
di Betta Andrioli
3. Come sopravvivere al capo/L'iperattivo

(Corbis)
Mentre parla al telefono, in viva-voce, fissa a stretto giro di mail una conference-call, dà un occhio ai preventivi per future forniture, ingurgita un tramezzino al volo. Un capo dal temperamento vulcanico, che si stupisce se qualcuno non riesce a stargli dietro, è un'arma a doppio taglio. Dorme poco, non sta fermo un attimo, incalza una dopo l'altra grandi idee che vuole realizzate bene e in fretta, da dipendenti avvisati sempre all'ultimo momento.
Si può imparare molto da una persona così ben organizzata mentalmente, ma c'è un "però": troppo spesso si accende come un cerino. Un iperattivo che si arrabbia, non lo "tiene" nessuno: per lui le urla sono all'ordine del giorno, ignorando (sicuramente) la sentenza della Corte di Cassazione del 2009 che ha sancito come il datore di lavoro che strilla contro i dipendenti sia passibile di causa per mobbing.
«Un capo iperattivo ha sempre fretta come il bianconiglio – ci spiega la psicologa – e cercare di corrergli dietro rischia di essere una fatica inutile! Meglio lavorare il più possibile in autonomia e consegnargli il lavoro, progressivamente, placando così la sua ansia galoppante. Se gli facciamo vedere che stiamo andando avanti, e bene, fintanto che il lavoro non sia completato non dubiterà delle nostra efficienza.» Naturalmente anche il migliore dei capi, quando esagera, non deve mancare di rispetto ai propri sottoposti, che non sono tenuti a "sottostare all'uso di epiteti di disprezzo e di disistima in virtù delle generali scelte di espressione del datore di lavoro" (sempre citando la sentenza della Cassazione) e che deve ricordare quanto "il contesto lavorativo sia caratterizzato da una pari dignità dei suoi protagonisti".
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