Dal piacione all'autoritario come sopravvivere al capo. Anche quando è donna

(Corbis)

Il capoufficio "rigidone" è un perfetto esempio di chi esercita, capillarmente, il controllo su tutto l'ufficio e i lavoratori, senza mai dimenticarne uno. Sbircia chi entra e chi esce inventandosi giri alla macchinetta del caffé o alla toilette (sono pattugliamenti, in realtà), scrive mail pochi minuti prima della chiusura (e si aspetta una risposta), propone attività – sportive, ricreative, di pubbliche relazioni – persino nel week-end. In pratica, esercita il potere per far sentire inadeguati gli altri (e spesso neppure se ne rende conto).
«Il suo desiderio di controllo deriva probabilmente dalla paura di non essere all'altezza del suo ruolo di spicco – spiega la nostra psicologa – Per questo motivo il capo troppo rigido proietta il suo senso di inadeguatezza sui suoi collaboratori».
Così i dipendenti (i poveri dipendenti…) diventano il suo specchio, e l'ufficio si trasforma in un ambiente ostile dal quale si vorrebbe scappare. Ci sono rimedi?
«In primis, ricordare che il problema è (solo) suo – sottolinea Tripaldi – Se davvero si inizia a credergli, auto-convincendosi di essere inadeguati, si va ad innescare un pericoloso circolo vizioso. I risultati? Il capo sarebbe portato ad incrementare la sua rigidità, diventando ipercontrollante, quindi un vero incubo.» In questo specifico caso, la strada da seguire è solo una: lavorare in modo efficace e con impegno, con la consapevolezza di essere all'altezza del proprio ruolo professionale. Vuoi spiazzarlo? Anticipa la sua ansia facendogli controllare i progressi del tuo lavoro, e quando qualcosa non va come vorrebbe lui, "astraiti" e guarda la situazione dall'alto, considerando che si sta lavorando su un prodotto non su te stesso.