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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2014 alle ore 16:06.
L'ultima modifica è del 17 maggio 2014 alle ore 17:53.

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Tra inondazioni e frane, le forti piogge (mai così intense da 120 anni) che da giorni si stanno abbattendo in Serbia e Bosnia ed Erzegovina hanno provocato 21 morti. Lo hanno riferito le autorità locali, precisando che le vittime sono 16 in Bosnia ed Erzegovina e 5 in Serbia.

In Serbia il maltempo ha provocato danni stimati per un miliardo di euro e circa 95mila abitazioni sono rimaste senza elettricità. Fino a stamane erano state evacuate circa 15.500 persone da decine di centri e località sommerse dall'acqua. Le situazioni più critiche restano quelle di Sabac e Obrenovac, poche decine di chilometri a sudovest di Belgrado sul fiume Sava, dove secondo le autorità è indispensabile mettere in salvo buona parte degli abitanti rimasti isolate nelle case o rifugiatisi sui tetti. A preoccupare sono le piene dei fiumi Sava, Kolubara, Drina, Danubio, il cui picco è atteso nelle prossime ore.

Ai soccorsi, insieme alle Forze armate appoggiate da mezzi pesanti ed elicotteri, partecipano oltre 10 mila volontari che hanno risposto agli accorati appelli del premier Aleksandar Vucic. Gli sfollati vengono sistemati in alberghi, centri sportivi, negli spazi della Fiera di Belgrado.

Si moltiplicano gli appelli agli aiuti, e quello di cui c'è più bisogno sono cibo, vestiti per bambini, articoli di igiene personale, materassi, coperte. Centri di raccolta sono stati organizzati a Belgrado e in altre città del Paese. Anche la Notte dei Musei di oggi, notevolmente ridimensionata per l'emergenza alluvioni, verrà utilizzata per raccogliere aiuti e fondi.

Aiuti sono giunti dall'estero, in particolare dalla Russia, che ha inviato finora tre aerei con squadre di soccorritori e generi alimentari e medicinali. Numerosi altri Paesi hanno risposto finora agli appelli del governo di Belgrado, tra gli altri Croazia, Macedonia, Slovenia, Montenegro, Israele. Anche la commissione Ue a Bruxelles si è mobilitata per inviare aiuti.

Da parte sua, il premier serbo, Aleksandar Vuci, ha confermato l'arresto di alcuni commercianti che, approfittando della situazione di emergenza, hanno moltiplicato i prezzi di acqua e alimenti. Dure critiche sono infine arrivate dai quotidiani serbi ai meteorologi per non avere avvertito in tempo delle violente perturbazioni in arrivo.

La situazione è grave anche nelle città di Doboj, Maglaj e Brcko, in Bosnia ed Erzegovina, dove le precipitazioni hanno provocato smottamenti di terra. Bijeljina, nel nord del Paese, è quasi completamente inondata e sono iniziate le procedure per evacuare 10mila persone. Nel Paese le inondazioni hanno colpito più di un milione di persone, circa un terzo della popolazione.

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