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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2014 alle ore 10:45.
L'ultima modifica è del 17 maggio 2014 alle ore 10:51.

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C'era una volta la Romagna dove, se ci nascevi, avevi due sole possibilità: o essere Repubblicano o essere Comunista, e comunque dovevi per forza essere anticlericale. C'era una volta, appunto, perché poi è arrivata la Glasnost, Solidarnosc ha vinto le elezioni in Polonia, il muro di Berlino è venuto giù a picconate capitaliste e in Romagna le Feste del Pd (che qua le chiamano ancora tutti Feste dell'Unità) si fanno in parrocchia e il parroco è, quasi quasi, l'ospite d'onore.

Del resto se il leader del Partito Democratico e un boy scout dell'Agesci, ci sta anche che a Roncalceci, frazione di 680 anime dedite all'agricoltura e all'allevamento di polli in batteria, del comune di Ravenna la festa del partito si faccia in parrocchia e che nel menu non proponga gli strozzapreti. Che son nati qui, gli strozzapreti, per mano delle pie mogli dei mangiapreti che, leggenda vuole, li offrissero al parroco in visita mentre i consorti biascicavano tra i denti una bestemmia e un "c'us struzes, e prit".

"Non potevamo metterli nel menu – ammette l'organizzatore della festa, Samuele Bosi – siamo nello spazio di San Biagio, non mi sembrava proprio il caso". Politicamente correttissimo, il rappresentante del partito che se l'è comunque dovuta vedere con i suoi ‘compagni' e con qualche infuocato parrocchiano. Segno che, sotto la brace (quella su cui per due giorni si cuociono salsicce e castrato) tra Peppone e Don Camillo ancora qualche screzio c'è. "Sì, ma alla fine poi vengon tutti", spiega ancora Bosi. Tutti tranne il Matteo (Renzi). "Ma no, figurati, noi non lo abbiamo neanche invitato, ha ben altre cose da fare che passare da Roncalceci" Eppure, proprio in queste ore, il leader di Governo e Pd è in zona, impegnato a chiudere un paio di campagne elettorali tra Forlì e Cesena. "Piz par lò", c'è chi dice pensando al piatto di cappelletti tirati a mano (che qui la sfoglia è spessa e stesa col mattarello) che il premier si perde.

Non se lo perde il parroco, comunque. E non per dar credito a quelle maligne voci che da sempre girano in Romagna e secondo le quali i preti sono le migliori forchette create dal Padreterno. Non se lo perde perché alla fine cosa vuoi mai che impensierisca la concorrenza di una sezione di partito che conta 80 iscritti raggruppati tra un po' di frazioni, e non se lo perde perché buona parte di quegli 80 iscritti son brava gente che la domenica va alla messa vestita per bene. E ancora non se lo perde perché il ricavato delle due serate di festa andrà all'asilo del paese. Asilo che, guarda caso, è gestito dalle suore. "Mo sì – dice un vecchietto che si aggira indaffarato nell'area della festa – purena oramai un gnè pio Don Camillo e Peppone, l'è tota una fameja", traduzione per i non autoctoni: "Ma sì, povera signora che ancora non hai capito niente della vita: ormai non c'è più alcuna distinzione tra PCI e DC, è tutto un PD". Amen.

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