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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2014 alle ore 15:27.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2014 alle ore 20:19.

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Finisce in lacrime l'avventura romana di Sara Errani. La bolognese morde l'asciugamano rosso e cerca di ingoiare tutta la rabbia e la frustrazione che la invadono a fine partita. Senza dubbio deve aver cullato il sogno di regalare al pubblico la prima vittoria azzurra al Foro Italico da quando, nel 1976, Adriano Panatta sconfisse Guillermo Vilas e divenne re di Roma.

Un sogno quasi proibito dal momento che, dall'altra parte della rete, c'era Serena Williams, la più grande giocatrice dei nostri giorni con la quale Sarita aveva vinto un set soltanto nei sei precedenti incontri. Ma al lieto fine della favola vissuta per un'intera settimana sui campi degli Internazionali d'Italia, la Errani aveva scelto di crederci, contro ogni pronostico, sostenuta da un pubblico che era tutto per lei.

Per 40 minuti, la nostra è rimasta aggrappata al match con le unghie e con i denti, lottando uno scambio dopo l'altro, fino a quando, sul 5/3 in favore dell'americana nella prima frazione, una contrattura alla coscia sinistra ha definitivamente fermato la sua disperata rincorsa.

Aveva, fin lì, giocato con grande intelligenza tattica e soprattutto con il cuore l'emiliana, riuscendo ad impegnare più del previsto una Williams fallosa e più imprecisa del solito. Frenata dall'inevitabile emozione nei primissimi giochi, Sara aveva reagito, scrollandosi di dosso la tensione e ingaggiando una vera battaglia con la divina Serena.

I game finivano spesso ai vantaggi e la Errani era riuscita a guadagnarsi tre palle break nei primi quattro turni di battuta dell'americana, arrivando perfino a strapparle il servizio. Un contro-break che le aveva consentito di rimontare da 1/4 a 3/4, con la possibilità di servire per il 4/4. Certo sarebbe esagerato dire che la bolognese stava giocando alla pari con la numero uno del mondo ma, senza dubbio, stava opponendo una resistenza più accanita di quanto ci si sarebbe potuti aspettare.

Ma, con la Williams in vantaggio per 5/3 e la partita ancora aperta, Sarita ha accusato un dolore improvviso alla gamba sinistra e ha dovuto chiedere il trattamento medico. Dopo 7 minuti, nel corso dei quali nasceva perfino qualche dubbio su di un suo rientro in campo, la Errani ha ripreso a giocare con una vistosa fasciatura alla coscia. Il match, di fatto, era ormai finito. L'azzurra non riusciva praticamente più a muoversi e la Williams poteva mettere a segno, senza problemi sette giochi consecutivi.

A Sara non restava che soffrire, con gli occhi sempre più lucidi ad ogni cambio di campo, fino all'ultimo 15. Evitando di ritirarsi, non solo ha onorato l'impegno con un pubblico che le ha tributo una lunga e doverosa ovazione a fine incontro, ma potrà anche tentare di giocare il doppio. Il forfait avrebbe, invece, comportato l'automatica rinuncia anche alla finale al fianco di Roberta Vinci.

Uno sforzo inutile, purtroppo, in questo senso, visto che anche in coppia con l'amica di sempre, Sarita non ha potuto giocare più di quattro game prima di ritirarsi per il dolore alla gamba, cedendo la vittoria al duo Srebotnik/Pesche.

La Williams, da grande campionessa, ha scelto di non esultare in nessun modo per la vittoria su di una giocatrice infortunata e ha dedicato le prime parole, di un discorso rigorosamente in italiano, proprio alla sua avversaria. «Mi dispiace molto che tu sia stata male, oggi», ha detto tra gli applausi del pubblico rivolta a Sara, ancor prima di ringraziare il suo angolo. E ci ha provato anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, a consolare la Errani. Il numero uno dello sport italiano si è seduto vicino all'azzurra, le ha parlato un po' e poi l'ha baciata sulla guancia.

Per Serena è questa la terza vittoria a Roma oltre che il 60esimo titolo in una carriera straordinaria e infinita. Al Roland Garros sarà più che mai lei la super-favorita per la vittoria finale.

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