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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2014 alle ore 17:30.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2014 alle ore 18:49.

(Epa)(Epa)

LUGANO - I cittadini svizzeri bocciano il salario minimo di 4 mila franchi ed il finanziamento dell'acquisto degli aerei da combattimento Gripen. I ticinesi dicono sì all'amnistia fiscale cantonale. Sono i tre esiti principali dell'ampia tornata di referendum di oggi, nazionali e locali, nella Confederazione elvetica.

La bocciatura del salario minimo è stata più larga del previsto. I no alla fine sono stati il 76%. L'iniziativa dei maggiori sindacati, appoggiata da socialisti e verdi, non ha fatto breccia, nonostante l'acceso dibattito di questi mesi. Il no proposto dal Governo, dai partiti di centro e di destra, dalle associazioni delle imprese ha vinto in modo robusto. I 4 mila franchi lordi minimi (circa 3.300 euro) avrebbero toccato solo il 9% (330 mila addetti) della forza lavoro a tempo pieno, cioè la percentuale che appunto in Svizzera non raggiunge questa cifra. Ma il salario minimo per legge avrebbe anche cambiato il sistema sin qui vigente nella Confederazione, con lo Stato che non interviene e con imprese e sindacati che contrattano in pratica a tutto campo. L'esito del voto conferma questo sistema.

Sul filo di lana la bocciatura dell'acquisto dei Gripen, aerei svedesi da combattimento. Il no si è imposto con il 53%. Il Governo e la maggioranza del Parlamento chiedevano un sì alla creazione di un fondo da 3,1 miliardi di franchi (circa 2,5 miliardi di euro) per l'acquisto di 22 Gripen. Questi avrebbero sostituito gli F-5 Tiger in dotazione alle Forze aeree elvetiche. Per il Governo si trattava di una misura necessaria di ammodernamento, che avrebbe ridotto il numero complessivo di aerei ma avrebbe aumentato l'efficienza. I comitati per il no, composti da formazioni di sinistra ma anche di altre aree politiche, alla fine l'hanno spuntata. La neutralità armata elvetica continua, ma per ora senza nuovi aerei.

In Ticino è passata l'amnistia fiscale cantonale, con il 52% di sì. Sostenuta dal Governo cantonale e da gran parte degli schieramenti di centro e di destra, l'amnistia vuole favorire l'emersione di capitali non dichiarati e spesso depositati fuori dal cantone, con una misura nella scia degli scudi fiscali che si sono visti in diversi Paesi europei, Italia compresa, negli anni scorsi. I ricavi dell'amnistia saranno messi in un fondo per i lavoratori residenti, il cui scopo sarà l'inserimento e la riqualificazione dei senza lavoro. Il Cantone stima in 35 milioni di franchi (circa 29 milioni di euro) i maggiori introiti una tantum per le imposte cantonali e comunali, legati appunto alla possibile riemersione fiscale.

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