Notizie SportWeening primo a Sestola. Evans ancora in rosa
Weening primo a Sestola. Evans ancora in rosa
di Dario Ceccarelli | 18 maggio 2014
Facciamocene una ragione. Non sempre si può vincere. Dopo la doppietta di Diego Ulissi, astro nascente del ciclismo azzurro, la tappa di Sestola non parla italiano. Bisogna accontentarsi di un sofferto secondo posto, che come si sa è peggio di un ultimo, di Davide Malacarne, battuto allo sprint dall'olandese Pieter Weening dopo una fuga di oltre 120 chilometri e una salita (16 km con tratti al 13%)che non finiva mai fino al Passo del lupo (1538 metri).
Tra i due non c'è partita. Troppo scattante, l'olandesino, già vincitore di una tappa due anni fa ad Orvieto; troppo stanco e meno veloce il buon Malacarne. Le tenta tutte, il nostro, ma si capisce subito che non c'è trippa. E alla fine s'arrende, come quei poveri fanti che si buttavano in attacco fuori dalla trincea sapendo, comunque, di venire impallinati senza che nessuno li ricordasse.
Ma c'è anche una bella sorpresa, in questa tappa che precede il nuovo stop del Giro. E viene da Domenico Pozzovivo, 32 anni, la piccola vedetta lucana che si esalta appena vede un cocuzzolo imbiancato. A circa quattro chilometri del traguardo, quando il gruppone dei big procede senza troppa voglia di farsi del male, Pozzovivo piglia il largo guadagnando il terzo posto e anche circa mezzo minuto in classifica generale. Un bel colpetto, diciamolo, che permette a Domenico di scalare sei posizioni. Così ora è quarto a un minuto e venti secondi da sua maestà Cadel Evans, sempre attento a intervenire se c'è qualcosa che può mettere in dubbio la sua leadership.
Per Pozzovivo, comunque, si aprono prospettive nuove. Lui è uno scalatore coi fiocchi, e di montagne ne devono ancora venire un bel tot. In più, non è neppure un cane a cronometro. Diciamo che si difende bene. E quindi potrà farsi valere anche nella temutissima prova da Barbaresco a Barolo (42 km assai mossi) in cui qualcuno rischia di beccarsi una pesante sbornia. In vino veritas, e proprio dopo questo snodo a cronometro, si saprà infatti qualcosa di più sui pretendenti alla vittoria finale. E quali assi avranno ancora in mano.
Come si sa, nell'ultima settimana c'è un indigestione di montagne da far paura. Con il digestivo della cronoscalata dl Monte Grappa e l'ammazzacaffè dello Zoncolan. Qui il gioco si fa duro. E sapienti previsioni annunciano, da mesi, che il colombiano Quintana, salendo sulle nuvole, darà una bella legnata agli altri big. In primis alla maglia rosa Cadel Evans, e poi a scalare a tutti gli altri, compreso al nostro Domenico Pozzovivo. E l'altro italiano che per ora tiene in classifica, cioè quel Fabio Aru, 23 anni, che sta facendo in questo Giro l'esame di maturità per mettersi, finalmente, a lavorare in proprio. Adesso il supplente di Nibali è sesto a un minuto e 39 da Evans..Si vedrà anche per lui. Come dice il proverbio, se sono rose fioriranno.
Insomma, il Giro è ancora molto aperto. Cadel Evans a 37 anni vive una seconda giovinezza. Lui è granitico. Compatto. Un soldatino che non cade mai. A 12 anni dalla sua prima maglia rosa, e con un mondiale e un Tour in saccoccia, ha la giusta serenità per vivere alla grande. Può contare su una ottima squadra come la Bmc che lo protegge nei momenti critici. Poi è un australiano atipico: viene dai grandi spazi, ma vive nel Canton Ticino con una pianista di Varese. E' un mix di tante bandiere. Un po' svizzero come disciplina, ma molto italians come creatività. E poi è seguito come una macchina di Formula uno dal Centro Mapei fondato da Aldo Sassi, l'uomo che intuì subito le potenzialità dell'australiano.
In questo scenario, gli italiani non sono come il due di picche. .Possono alzar la testa, e guadagnarsi un posto in Paradiso. Vero che Michele Scarponi è ormai fuori uso per la botta al fianco. E che Ivan Basso è come un vecchio diesel che va sempre avanti, ma più di tanto non si può chiedergli. Però insomma non è finita.
Infine, due parole per Diego Ulissi. Anche questa volta è arrivato tra i primi, quarto nella volata del gruppo dei big. Che dire? Forse poteva osare anche su questa salita. Forse si, forse no. C'è anche da dire ha dovuto subire un controllo antidoping alle 6 del mattino, cosa che non lo ha potuto certo agevolare. Ma con le ipotesi non si fa nulla. Dopo due vittorie, peraltro splendide, il toscano ha preferito (o è stato costretto) a rifiatare. Non facciamone un dramma. Avrà altri treni da prendere.