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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2014 alle ore 22:33.
L'ultima modifica è del 19 maggio 2014 alle ore 22:47.
«Dobbiamo andare presto alle elezioni, oggi non siamo in una democrazia perchè quando c'è un governo non eletto dal popolo non siamo in una democrazia». Lo afferma Silvio Berlusconi a Quinta Colonna.
L'ironia dell'ex premier ospite a Quinta Colonna
Esordisce con un «come mai questo ritardo? Quando c'ero io...». Silvio Berlusconi gioca letteralmente in casa, negli studi Mediaset e a Cologno Monzese perché, ricorda Paolo Del Debbio, padrone di casa a Quinta Colonna, osserva che «non siamo a Roma, questa settimana, per dare la possibilità a Silvio Berlusconi di essere con noi perché il lunedì a Roma non ce lo mandano, e finiremo presto perché deve tornare presto a casa». Ovvio, il riferimento alle restrizioni di luogo e tempo conseguenza della condanna ai servizi sociali.
Per parte sua, il leader FI ricambia con due battute autoironiche: «Devo rincasare alle 11 di sera. Avevo chiesto di poter rientrare alle 12 ma mi hanno detto che non sono Cenerentola». Poi si parla delle storie al centro della trasmissioni, di un'umanità in difficoltà: «E questa sera ci sono io - chiosa Berlusconi - Bella carriera per me, alla mia età, diventare diventare un caso umano...».
Berlusconi: Renzi è la faccia pulita che camuffa il vecchio Pci
«Renzi ha una faccia giovane e pulita, quella che il Pd ha messo restando sempre quel Partito Comunista Italiano che nel '94 temetti potesse assumere il controllo del Paese». Silvio Berlusconi punzecchia il presidente del Consiglio e dà addosso al Pd osservando che proprio dalla discesa in campo dell'ormai ex Cavaliere «cominciò a capire e ad allontarsi dall'immagine del Pci. Ha imparato con Prodi a camuffarsi, con la faccia di un vecchio democristiano che faceva la solita vecchia politica di tasse della sinistra e anche con Renzi é la stessa cosa, visto che le sue misure sono solo aumenti di tasse». Battuta finale: «Se Renzi perde faremo uno sforzo e lo facciamo venire a fare il conduttore a Mediaset. Se Renzi vince... ci vengo io».
Berlusconi sulla sua candidatura
Conferma che «alle prossime politiche non potrò essere candidato premier» ma aggiunge anche che ciò avverrà «a meno che la Corte dei diritti dell'Uomo di Strasburgo decida che venga annullata la sentenza di evasione fiscale che ha permesso alla sinistra di farmi decadere dal Senato». Dunque, dice il leader FI a Quinta Colonna, «secondo me non c'é nessun dubbio che quella sentenza sarà trovata infondata: gli avvocati internazionali che abbiamo consultato non credevano ai loro occhi». Qui, Berlusconi lascia cadere questa critica nei confronti di una sentenza «costruita - accusa - per dare luogo a quello che poi é seguito dopo». Berlusconi parla anche oggi delle parole di Epifani «15 minuti la sentenza» e dei tempi della procedura di decadenza da senatore: «Con me é durata due mesi e due settimane, quando di media impegnava 14 mesi. Sempre così quando ci sono di mezzo io...».
Su Grillo: voto di protesta a M5s non serve a nulla
«Credo - ha aggiunto Berlusconi a Quinta Colonna - che le cose che lui dica siano da prendere sul serio, Grillo è un pericolo perchè non prende voti su dei progetti ma da quei cittadini che per ciò che successo con questi ultimi tre governi non eletti e di sinistra si sono impoveriti e sono disperati e nella disperazione cercano di reagire all'esistente e vanno nella direzione di un voto ai cinque stelle, un voto di protesta che però non serve a nulla».
Tanto é convinto che Grillo sia assimilabile a Hitler che il leader di Forza Italia spiega anche il modo escogitato per provare la bontà del suo paragone. Silvio Berlusconi ricorda infatti che se questa é una campagna elettorale violenta «non lo é come quelle del 1932 e del 1933: c'era un signore con un linguaggio non così violento - osserva il leader FI - che diceva che i nemici nel suo Paese ne ostacolavano la crescita e che andavano eliminati. Era Adolf Hitler...». Ecco l'esperimento spiegato da Berlusconi: «Ho preso alcuni dei discorsi di Hitler del '32, che prese il potere democraticamente nel '33, ho tolto i riferimenti alle circostanze di allora, li ha fatti ribattere e ci ho messo sopra alcuni interventi di Grillo nelle piazze. Bene, non c'é stato uno dei miei collaboratori ai quali li ho sottoposti che mi abbia detto 'ma non é possibile che questi discorsi siano di Grillo».
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