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Jacques Anquetil: molte vittorie, molte donne, molto Champagne

Jacques Anquetil (Olycom)Jacques Anquetil (Olycom)

Dodicesima tappa, Barbaresco-Barolo: 41,9 chilometri di terreno vario, con salite e discese morbide e vellutate come il gusto dei due grandi vini che racchiudono partenza e arrivo di questa tappa a cronometro. Una tappa per specialisti delle corse contro il tempo, la tappa giusta per ricordare Jacques Anquetil.

Scorrendo il brevissimo elenco dei cinque soli corridori che nella storia del ciclismo hanno saputo vincere tutti i tre grandi giri (Giro d'Italia, Tour de France e Vuelta di Spagna) Jacques Anquetil c'è: e già questo basta e avanza per definirne la grandezza. È stato un dominatore della sua epoca, a cavallo tra gli anni 50 e 60, e avrebbe potuto vincere molto di più se non avesse amato, ancor prima della bicicletta, donne e Champagne.

Ma come prendersela con un signore, dai modi aristocratici, capace di mettere nel suo palmares cinque Tour, due Giri (1960 e 1964) e una Vuelta? Come prendersela con un signore capace di vincere per ben nove volte il Gran Premio delle Nazioni, una sorta di campionato mondiale a cronometro? Jaques Anquetil non era forte in volata, non era un passista e non era uno scalatore, ma quando saliva in bicicletta per correre una cronometro non era più umano, diventava un treno inarrestabile.

Il mondo del ciclismo se ne accorse nel 1953, quando aveva appena diciannove anni. Vinse il suo primo Gran Premio della Nazioni lasciando il secondo a sei minuti. Un abisso. Sulle cronometro avrebbe costruito le vittorie nei grandi giri, difendendosi in salita dove riusciva a contenere il distacco dai più forti. Al Giro d'Italia del 1960 superò di appena 28 secondi Gastone Nencini, in quello del 1964 fu la volta di Italo Zilioli a doversi arrendere per un minuto e 22 secondi. Nello stesso anno avrebbe fatto l'accoppiata Giro-Tour, arrivando a Parigi con un vantaggio di 55 secondi su Raymond Poulidor, che sarebbe poi diventato per tutti l'eterno secondo. Ma se ti imbatti in gente come Anquetil, Gimondi e Merckx, uno dietro l'altro, come fai ad arrivare primo?

Le caratteristiche atipiche di Anquetil, che di fatto non primeggiava in nessuna specialità se non a cronometro, spiegano il perchè delle pochissime vittorie conquistate nelle grandi classiche di un giorno: la Gand-Wevelgem del 1964 e la Liegi-Bastogne-Liegi del 1966. Ma lì azzeccò una fuga solitaria e la corsa diventò di fatto una cronometro. Riprenderlo sarebbe stato impossibile per chiunque. Quando era in vena sapeva fare cose incredibili: nel 1965 prese parte a due corse nello stesso giorno, il Criterium del Delfinato e la classica Bordeaux-Parigi, vincendole entrambe. Quando era in vena si lanciava alla conquista del record dell'ora, togliendolo al grande Fausto Coppi con 46,159.

Si diceva della sua vita sregolata e dei suoi eccessi, che l'hanno probabilmente limitato nelle vittorie. Tanto per capirci, Anquetil è stato capace di sposare l'ex moglie del suo medico, Janine, che aveva già due figli, Alain e Annie. Dopo essersi ritirato dalle corse Anquetil voleva un figlio che la moglie non era più in grado di dargli: la convinse che la soluzione migliore era farlo con sua figlia Annie, perchè tutto sommato così le cose rimanevano in famiglia. Nacque Sophie. Qualche anno più tardi sarebbe diventato l'amante di Dominique, moglie di Alain, l'altro figlio di Janine. Sophie, frutto di quell'incredibile intreccio, ha sempre detto di aver amato immensamente la sua famiglia e Jacques, suo padre. Senza rimproverare nulla a nessuno. Ma la storia basta e avanza per far capire cosa si intende parlando di eccessi, a proposito di Anquetil.

La leggenda vuole che in occasione dell'ultima vittoria al Tour de France sia stato salvato da una borraccia piena di Champagne. Poulidor lo aveva attaccato dopo il giorno di riposo di Andorra, sapendo che il grande Jacques si era concesso un festa degna degli antichi romani. La borraccia piena di Champagne, che salvò Anquetil e il Tour, l'avrebbe passata il suo tecnico, Raphaël Geminiani.

Champagne, corsi e ricorsi della vita: del resto proprio vedendolo pedalare a cronometro, senza un solo piccolo sbandamento o oscillazione delle spalle, venne coniata l'espressione «correre tenendo sulla schiena una coppa di Champagne».

Jacques Anquetil se n'è andato nel 1987: dopo l'addio alle corse si era ritirato a vivere in campagna, diventando un ottimo imprenditore agricolo. La tappa di oggi, con quei due vini straordinari a sigillare i 41,9 chilometri del percorso, gli sarebbe sicuramente piaciuta. E poi è una cronometro, dove lui non lasciava scampo a nessuno.

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