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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2014 alle ore 12:29.
L'ultima modifica è del 20 maggio 2014 alle ore 12:33.

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Sferzate a Grillo, Berlusconi e ai "ladri di tangenti" dell'Expo. Richiami al voto in Europa per non lasciare voce "ai Borghezio di turno" e alle ventate populiste. Taglio dell'Irap del 10%, tassazione delle rendite finanziarie e l'annuncio di un "cantiere scuola" con 10mila interventi e 2,2 miliardi di euro sbloccati fin dall'estate 2014. Matteo Renzi tira la volata per le europee a Milano, in un Piccolo Teatro bardato di bandiere Pd e foto dei suoi capolista a tutto schermo. Qualche minuto di ritardo rispetto alle 10:30 annunciate, discorso a braccio, i punti fermi della sua linea da premier (e segretario di Partito) scanditi a suon di applausi in un intervento che mira dritto agli indecisi in bilico su Movimento Cinque Stelle e centrodestra.

Si inizia a gamba tesa sull'Europa, che "volta la faccia" all'Italia sulle stragi del mare: «Non è possibile che l'Europa dica a noi di accoglierli, ma se si parla di diritto d'asilo giri la testa – dice Renzi -. Questa non è Europa: non è Europa quella che volta le spalle a Mare nostrum, alla Siria dove crocifiggono cristiani, Nigeria dove le bambine sono costrette a prostituirsi...». Da qui l'appello al voto per il Pd, «l'unico partito che parla con un linguaggio di speranza», in vista di Bruxelles: «Si vota per la politica estera dell'Unione Europea – insiste il premier -. Se si vota per le Europee è per dire ciò che noi siamo». Inevitabile il cenno agli anti-euro, la corrente trasversale che prende quota nei sondaggi e "persino" in un nord Europa scalato dalla destra radicale: «Non abbiamo bisogno di uscire dall'euro per fare le code ai bancomat o essere in balìa delle speculazioni – evidenzia Renzi -. Se date fiducia ai Borghezio di turno non stupitevi se poi l'Italia non ha voce in capitolo. Se siamo forti in Europa, cambiano le cose anche in Italia».

L'ex sindaco di Firenze rivendica l'Italia "non fatta solo di vincoli fiscali" con i numeri del terzo settore (681mila lavoratori e incidenza del 4,3% sul Pil) e annuncia un cantiere sull'edilizia scolastica da 10mila interventi: 7mila già nel 2014 (2,2 miliardi di euro), 3mila "nuovi interventi" nel 2015 (3 miliardi di euro). Ma è sul Daspo a Greganti e ai "ladri di tangenti" dell'Expo che la platea si scalda: «Noi siamo per la presunzione di innoncenza, non c'è nessuna vena di giustizialisimo. Ma quando uno è condannato per corruzione dovrebbe essere escluso dal giro per sempre. Il Daspo va dato ai politici che tradiscono la fiducia dei cittadini».

In materia fiscale, i nodi restano quelli: gli 80 euro in busta paga e il taglio delle tasse ("Gli unici a farle", con tanto di imitazione di Berlusconi). Renzi ribadisce la "sua" sforbiciata dell'Irap del 10% e l'aumento dell'aliquota sulle rendite finanziarie dal 20 al 26%. E sul finale, scopre le carte nella caccia agli indecisi: chiede di "alzare la mano" a chi ha votato per Movimento Cinque Stelle e, soprattutto, Berlusconi. «I pochi che confessano di aver votato Grillo e Berlusconi sono la maggioranza, in questo paese. Dobbiamo andare a riprenderceli uno per uno. Dobbiamo convincerli che non si può andare avanti così».

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