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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2014 alle ore 16:07.

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Sottrazione di atti. Questo il reato per cui è indagato dalla Procura di Roma l'ex ministro Claudio Scajola. Le verifiche degli inquirenti riguardano una serie di documenti che sono stati trovati nell'abitazione di Imperia nel corso di una perquisizione di quasi un anno fa dalla polizia postale nell'ambito di un'altra vicenda. Gli accertamenti, avviati da diversi mesi, sono coordinati dal pm Sergio Colaiocco ed hanno preso spunto da quell'iniziale controllo.

L'ultimo "archivio" di quasi 300 faldoni che sono stati trovati dagli investigatori nell'ambito dell'inchiesta calabrese che ha fatto finire in carcere Scajola sono "elementi" che si ritengono d'interesse anche se per capire qualcosa - si sottolinea a piazzale Clodio - bisognerà attendere il risultato dei diversi "controlli" che sono stati avviati. Uno dei quali è passato anche dall'ascolto di Scajola nelle scorse settimane.

L'ex parlamentare Pdl avrebbe riferito che quelle carte gli sarebbero state preparate dal suo gabinetto di ministro dell'Interno all'epoca in cui lasciò il dicastero. In ogni caso documenti di scarso interesse, secondo questa versione. Comunque i pubblici ministeri vogliono passare al setaccio tutti i fogli. Per ogni documento si vuole comprendere all'inizio ad esempio se è in originale o copia autentica. E se sono frutto di un furto o da tenere segrete e che classificazione abbiano. Nell'archivio finora esaminato ci sono atti relativi alla morte di Marco Biagi, informative sul G8 del luglio 2001 a Genova. Questi documenti sono stati usati da Scajola in qualche modo? Hanno fatto parte di una qualche trattativa? Sono tutti elementi su cui gli inquirenti vogliono fare chiarezza. Secondo i difensori dell'esponente politico ogni dubbio sarebbe già stato chiarito.

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