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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2014 alle ore 13:32.
L'ultima modifica è del 21 maggio 2014 alle ore 16:19.

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Una sorpresa, da molti annunciata: la scorsa settimana l'Italia ha abbattuto un nuovo record nella produzione e consumo da energia da rinnovabili. La Borsa elettrica ha infatti scambiato energia verde per il 55,1 % del totale . Un record che potrebbe essere di nuovo battuto entro la prossima estate. Avanzano solare ed eolico, arretrano le centrali termoelettriche tradizionali alimentate in Italia un po' con il carbone e moltissimo con il gas metano.

Ed ecco la seconda novità, più inquietante. A lanciare il warning sono gli esperti del Cnr: il metano, di cui noi italiani facciamo un uso preponderante, emette più CO2 di quel che molti pensavano. E solo limitandone fortemente l'uso (non si sa come) potremmo rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni dannose per il clima che ci siamo dati, ma soprattutto che ci ha dato l'Unione Europea distribuendo ai singoli stati gli impegni del patto di Kyoto.

Cambia lo scenario
I due messaggi arrivano in contemporanea e potrebbero ben conciliarsi. Perché nonostante la riduzione degli incentivi e il rallentamento dei nuovi impianti energetici verdi la scorsa settimana l'elettricità da rinnovabili venduta nella borsa elettrica, che canalizza la maggior parte dell'energia venduta e consumata nel nostro paese, ha raggiunto appunto il 55,1 del totale. Con l'energia da fonti fossili che ha subito un'ulteriore contrazione del 4,1% rispetto alla settimana precedente, portandosi a 1,95 terawattora.

A flettere è stato di nuovo il carbone (-12,3%) e il gas è sceso addirittura del 23,2% aggravando così i problemi di sussistenza economica e industriale delle centrali termoelettriche tradizionali. Nel frattempo fotovoltaico ed eolico si sono attestati rispettivamente al 17,5 (pur con lieve calo rispetto alla settimana precedente) e all'8,6% (in questo caso con un'impennata che ha superato il 65%), con un ottimo dato congiunturale dell'idroelettrico, cresciuto dell'1,6%.

Riflessi negativi sui prezzi finali dell'energia, che qualcuno considera fortemente proiettati al rialzo proprio dall'uso delle rinnovabili? Non sembra. Il prezzo unico nazionale (Pun) - sottolineano gli analisti di QualEnergia - è fermo sui 46 euro a megawattora, confermando piuttosto la tendenza alla completa trasformazione dell'articolazione oraria dei prezzi, che trae origine proprio dall'avanzata delle rinnovabili. Una volta i prezzi finali formati dalla borsa erano più alti di giorno quando più alta la richiesta e più bassi di sera e nei giorni festivi. Ora accade il contrario: quando le rinnovabili spingono al massimo, cioè di giorno, i listini delle ore fuori picco superano quelli del picco diurno.

Il messaggio: elettrificare
È una freccia in più nell'arco di chi sostiene non solo l'opportunità ma anche la valenza economica complessiva della corsa alle energie verdi. Una corsa che oggi ha un sostegno scientifico in più. Quello del Cnr. Un esplicito altolà sui problemi di inquinamento che derivano dal gas viene da due ricercatori, Francesco Meneguzzo e Mario Pagliaro, a commento dei risultati appena diffusi da due pubblicazioni scientifiche ben considerate, Energy Science & Engineering e Nature.
Ben il 44% dell'effetto serra aggiunto quello naturale dalla prima rivoluzione industriale ad oggi è dovuto direttamente - sintetizzano i due ricercatori - al gas metano. Che ha un effetto serra 25 volte più potente dell'anidride carbonica anche se il suo tempo medio di permanenza in atmosfera non supera i 30 anni. La soluzione globale non può dunque essere quella - ammoniscono gli esperti - dell'elettrificazione degli usi finali dell'energia utilizzando le fonti rinnovabili, a partire dal riscaldamento ed ai trasporti. Per "dire addio alle caldaie motori termici, due tecnologie del 19º secolo" si azzarda.

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