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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2014 alle ore 15:53.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2014 alle ore 17:38.

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BRUXELLES - Le autorità comunitarie hanno annunciato ieri nuovi metodi di calcolo del prodotto interno lordo, che prevedono tra le altre cose di considerare investimento la spesa in ricerca e sviluppo. Le nuove norme entreranno in vigore nel settembre 2014 e potrebbero comportare un piccolo aumento del Pil. Secondo le stime di Eurostat, il braccio statistico dell'Unione, il Pil italiano del 2011 sarebbe stato superiore di uno-due punti percentuali al dato originario (che è stato di +0,4%).

I principali cambiamenti metodologici riguardano, tra le altre cose, un miglioramento del calcolo del contributo al Pil dei servizi assicurativi; una analisi più dettagliata dei sistemi pensionistici; e soprattutto il riconoscimento che la spesa in ricerca e sviluppo e in strumenti di difesa è da considerarsi investimento (e non più spesa corrente). La modifica metodologica non è un'iniziativa europea. Le autorità comunitarie si stanno adattando a una scelta presa a livello internazionale.

Secondo Eurostat, i cambiamenti comporterebbero un aumento medio del Pil di circa il 2,4%. Di questo totale, l'80% è da attribuire al nuovo modo con cui valutare la spesa in Ricerca e Sviluppo. L'impatto è diverso da paese a paese, fosse solo per i loro diversi livelli di spesa in questo settore. In un comunicato, la Commissione europea ha fatto notare ieri che gli stessi cambiamenti negli Stati Uniti hanno comportato un aumento del Pil negli anni 2010-2012 del 3,5 per cento.

L'impatto sul Pil italiano del 2011 sarebbe di uno-due punti percentuali. L'Italia si trova nello stesso gruppo della Spagna, del Portogallo o del Lussemburgo. Più elevato sarebbe stato l'impatto sul Pil francese o tedesco, pari a due-tre punti percentuali. I paesi che più investono in ricerca e sviluppo sono quelli che più beneficeranno di questo cambiamento di metodologia: la Finlandia e la Svezia (+4-5 punti percentuali), ma anche Austria, Olanda e Gran Bretagna (+3-4 punti percentuali).

Finora, Eurostat ha utilizzato una metodologia risalente al 1995, la ESA 1995 (l'acronimo sta per European System of Accounts). Ieri la Commissione non ha voluto dare elementi su quanto la nuova metodologia potrebbe influenzare il rapporto deficit-Pil dei singoli paesi. L'esecutivo comunitario si è limitato a notare che in Europa «i conti nazionali hanno un ruolo vitale» e «le politiche di bilancio nel contesto della procedura di deficit eccessivo si basano sui rapporti di deficit e di debito».

In teoria, un aumento del Pil dovrebbe comportare un calo del rapporto deficit-Pil e debito-Pil, ma è troppo presto per lanciarsi in previsioni in un momento in cui l'Italia sta faticosamente mantenendo il proprio disavanzo sotto al 3,0% del Pil. La modifica riflette i cambiamenti che l'economia ha subito in questi anni: il ruolo crescente dell'informatica nei processi produttivi; l'importanza altrettanto crescente delle attività intangibili, dei servizi e dei prodotti intellettuali; così come la stessa globalizzazione.

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