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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2014 alle ore 06:38.

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Per rilanciare e accelerare il processo di integrazione degli Stati membri dell'Ue, le due Fondazioni e il Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Roma e di Torino hanno rivolto al governo, alle forze politiche e ai candidati nazionali alle elezioni del 25 maggio un appello "per un'Europa federale" - il cui testo integrale può essere letto sul sito www.fondazione-einaudi.it -, che chiede un'Assemblea costituente europea.
Il documento è stato sottoscritto da un grande numero di associazioni e personalità della cultura, della politica, dell'imprenditoria e delle professioni. Si citano qui, di seguito, i nomi di pochi soltanto dei moltissimi sottoscrittori, ritenendoli emblematici dell'importanza del parterre, mentre, per l'elenco completo, si rinvia al sito web di cui sopra: Pellegrino Capaldo, Antonio D'Amato, Giuseppe De Rita, Gianni Letta, Romano Prodi, Giorgio Squinzi, Umberto Veronesi, Luciano Violante, l'AICI con le centotrè istituzioni culturali aderenti, l'ANCE, l'INU.
Il fatto che l'appello abbia raccolto una così vasta e qualificata messe di consensi a-partisan fa già notizia in sé ed è motivo di speranza che governo e forze politiche l'ascoltino, ma tale speranza è anche corroborata dalla matrice culturale e dai contenuti del documento.
I promotori hanno fatto leva sull'eredità del federalismo europeista di Luigi Einaudi :
- la globalizzazione premia gli stati di grandi dimensioni e condanna quelli piccoli, come gli stati europei, all'emarginazione e all'irrilevanza («sono polvere senza sostanza», dice Einaudi);
- occorre quindi unificare l'Europa, non solo economicamente, ma anche e anzitutto politicamente («bisogna cominciare dal politico se si vuole l'economico»);
- l'obiettivo è la creazione di un vero e proprio Stato sovranazionale, dotato di poteri di governo reali e che persegua la crescita economica («sostituendo alla filosofia della scarsità, propria dello stato piccolo, quella dell'abbondanza, propria dello stato grande»).
Purtroppo, il processo di integrazione concretamente avviato dal 1957 rischia l'involuzione per il progressivo sbriciolamento del patto fiduciario che, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, si era creato attorno al progetto europeo. Ne sono causa i malumori verso un'Unione ben lontana dalle aspirazioni dei suoi cittadini, più burocratica che democratica, senza un governo comune della politica e dell'economia, incapace di una strategia di superamento della recessione, con un euro sopravvalutato e in crisi.
L'integrazione europea soffre soprattutto della sua incompiutezza.
Per superarne i fattori critici denunciati occorre più Europa e non meno Europa.
Occorre un'Assemblea costituente per completare la costruzione dello stato sovranazionale, per dare al nostro continente visibilità e ruolo globali, per promuoverne lo sviluppo economico e sociale, per infondere nei cittadini europei speranza e fiducia nell'avvenire.
Occorre un'Europa delle riforme, della crescita e dell'occupazione e non quella dei vincoli di bilancio che soffocano lo sviluppo; con un nuovo trattato dell'euro, con meno burocrazia e più democrazia.
Mario Lupo presidente Fondazione
Luigi Einaudi di Roma
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