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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2014 alle ore 10:02.
L'ultima modifica è del 24 maggio 2014 alle ore 12:05.

Prima ancora che sia spenta l'eco dell'annuncio di accordo con Msc Crociere, per la costruzione di due nuove navi (più una in opzione) da 700 milioni di euro ciascuna, Fincantieri rende noto che la controllata norvegese Vard, specializzata nella realizzazione di mezzi di supporto (offshore support vessel) alle attività di estrazione di petrolio e gas naturale, si è aggiudicata un nuovo ordine, del valore di oltre 120 milioni di euro, per la costruzione di un'unità per Island offshore group. Si tratta della decima commessa per Vard da inizio anno e della seconda nell'arco della settimana (il 19, infatti, il cantiere ha annunciato l'ordine da di un platform supply vessel da parte di Carlotta offshore ltd).

Insomma, la corsa verso piazza Affari del gruppo statale guidato da Giuseppe Bono si sta snodando attraverso una serie di commesse che confermano la ripresa del settore cantieristico, prefigurata anche nell'ultima assemblea di Assonave, l'associazione che raggruppa i cantieri italiani. Mentre l'azienda, da parte sua, si assicura così il mantenimento della leadership mondiale nella costruzione di navi da crociera e si ritaglia quote di mercato sempre più cospicue nel settore dell'offshore.

I nuovi ordini imprimono certamente uno sprint all'Ipo, per la quale Bono vuole stringere i tempi. Forte di un notevole appoggio del governo Renzi e memore del tentativo di quotazione andato a vuoto tra 2007 e 2008 (sotto il governo Prodi). Allora Fincantieri, che era pronta a sbarcare in Borsa, fu frenata dall'opposizione al progetto della Fiom-Cgil. La crisi innescatasi nel 2008, poi, aveva contribuito a bloccare definitivamente l'operazione.

Oggi, però, il vento è mutato; Bono lo ha compreso benissimo e non intende indugiare: non vuole correre il rischio di veder nuovamente sfumare l'opportunità di far crescere l'azienda con l'ingresso nel capitale di nuovi partner (è previsto l'arrivo di risorse per 600 milioni); fermo restando che la maggioranza delle azioni resterà in mano pubblica. Oggi Fincantieri è controllata al 99,3% da Cassa depositi e prestiti, attraverso Fintecna, e sul mercato dovrebbe andare una percentuale compresa tra il 40 e il 49%.

Riguardo ai tempi della quotazione, dunque, non è un caso che Bono, pur sottolineando che le decisioni finali spettano all'azionista e sono soggette all'ok di Borsa italiana e Consob, affermi che il «target resta quello di fare la quotazione entro l'estate». E aggiunga: «Noi stiamo lavorando affinché si possa andare sul mercato il più presto possibile». Il numero uno di Fincantieri non sembra per nulla impensierito dalle recentissime turbolenze dei mercati finanziari. «Ognuno - chiarisce - si prepara per andare sul mercato quando questo è ricettivo. E noi siamo fiduciosi che lo sia, perché c'è tanta liquidità in giro. Credo che le attuali turbolenze siano solo l'effetto di questi ultimi giorni di campagna elettorale nazionale ed europea».

Per porre un freno a possibili contrapposizioni da parte della forza lavoro e dei sindacati, Bono prefigura come possibile la distribuzione di un certo numero di azioni ai dipendenti, come avverrà nelle privatizzazioni di Poste ed Enav. «È un buon modo - dice - per fidelizzare» i dipendenti; e potrebbe anche rappresentare «un inizio di relazioni» industriali «più moderne».

Il pensiero corre ovviamente ai passati scontri con la Fiom che, tuttavia, stavolta sembra essere meno ostile al progetto di quotazione. «Passano i tempi - ragiona Bono - e ognuno si deve adeguare alle esigenze del mercato».

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