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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2014 alle ore 09:33.

Rispetto agli altri anni lo avevano anticipato di un mese, rinunciando anche al periodo migliore per le notti bianche, perché in giugno la Russia avrebbe dovuto presiedere il vertice del G-8 a Sochi. Poi, in poche settimane, il mondo si è ribaltato: il G-8 è stato cancellato dal G-7 per protesta contro l'annessione della Crimea alla Russia, e il Forum economico internazionale di San Pietroburgo (Spief), fiore all'occhiello di Vladimir Putin, si è visto boicottare dai più grandi nomi dell'economia mondiale. Almeno in parte.

Christophe de Margerie, per esempio, ci sarà. Se domenica prossima l'Ucraina va a un voto che potrebbe dare inizio a una de-escalation della crisi, secondo l'amministratore delegato di Total «la relazione tra politica e imprese è sempre un buon modo per calmare le cose. Avvelenarle ancora di più non è nell'interesse di nessuno». Nei giorni scorsi de Margerie aveva spiegato di non aver subìto alcuna pressione da parte di Washington o Parigi per non volare a Pietroburgo. Il governo francese, del resto, ha chiarito che non rinuncerà alla vendita a Mosca di due portaelicotteri classe Mistral, un accordo a cui si è lavorato per anni e che ha un valore di 1,2 miliardi di euro. Insieme a de Margerie, la pattuglia dei dirigenti di impresa sarà la più numerosa a Pietroburgo, ma non mancheranno neppure tedeschi e italiani, spagnoli e finlandesi, anche sul fronte della diplomazia. A testimonianza di un legame diverso con la Russia e di un diverso modo di intendere la ricerca di una via d'uscita alla crisi, che da ucraina è diventata crisi tra Occidente e Russia.

I grandi assenti sono gli americani, o almeno le "prime linee". Ma se diversi alti dirigenti hanno accolto l'invito della Casa Bianca a disertare la Davos russa, pochi ammettono che la ragione ha a che fare con la politica. Tra i protagonisti e gli sponsor del Forum ci sono nomi – come quello di Igor Sechin, ceo di Rosneft - che appaiono nella lista "nera" del Tesoro americano, persone con cui sono proibiti rapporti di affari. Le persone ma non le loro imprese, purché non ne detengano quote. Per le compagnie straniere, questi tre giorni di incontri tra la Neva e il Golfo di Finlandia erano diventati un'occasione tradizionale di inizio estate per stringere contatti con la Russia. Per i russi, una vetrina per esporsi al meglio.Quest'anno Pietroburgo sottolinea la presenza di chi ritiene non potersi permettere di trascurare la Russia, e non a caso tra i partecipanti spiccano i nomi delle grandi compagnie energetiche europee, da Edf a Gdf Suez a Eni. A ranghi ridotti, comunque: il numero di ospiti stranieri dovrebbe essere sceso quest'anno da 700 a 560.

I russi fanno buon viso a cattivo gioco: «Sono sicuro che il Forum si svolgerà in un'atmosfera amichevole, e che le rinunce non guasteranno il clima», scrive sul sito web del Forum il viceministro dello Sviluppo economico, Serghej Beljakov. Che si dice sorpreso dalle pressioni della Casa Bianca: «Le uniche che ne usciranno penalizzate – osserva il viceministro russo – saranno le compagnie americane». Vladimir Putin sarà a Pietroburgo il 23 e 24 maggio, di ritorno dalla Cina che ormai è stretta alla Russia da un importante accordo di fornitura di gas. Non a caso, come comunica il servizio stampa del Cremlino, all'apertura della seduta plenaria del Forum Putin avrà al proprio fianco Li Yuanchao, vicepresidente della Repubblica popolare cinese.

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