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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2014 alle ore 08:15.
Il viaggio lento è cresciuto… lentamente. Se ne parla ormai da tempo, sottolineando giustamente la qualità dell'esperienza. Forse solo il viandante riesce a leggere la realtà nel suo significato più profondo: la mente in cammino si accorda al ritmo binario del passo, inevitabilmente lento, entra in sintonia col corpo e al tempo stesso si apre al mondo circostante, acquisisce nuove immagini che producono nuove idee, stabilisce inedite associazioni, è per definizione una mente creativa.
Nulla di troppo nuovo peraltro dal momento che, anche senza scomodare Rousseau, l'idea si ritrova già negli scritti di autori ottocenteschi come William Wordsworth in Inghilterra e Henry David Thoreau negli Stati Uniti.
Sino a qualche tempo fa tuttavia alle buone intenzioni raramente seguivano i fatti. Camminatori vestiti di tutto punto s'incontravano più facilmente nei salotti che lungo i ruvidi sentieri d'Appennino e, dopo aver predicato nelle conversazioni serali la bellezza del cammino, uno "slow foot" modellato sullo "slow food", ciascuno tornava alle proprie occupazioni quotidiane con l'urgenza di chi fugge da un incendio.
I primi eroici, pioneristici festival, si sono spenti in silenzio qualche anno fa, come «PassoParola», il festival del cammino di Berceto, che ricordo qui con l'affetto e la gratitudine che meritano i precursori dimenticati. Quando il maggiore organizzatore nazionale di viaggi a piedi, la Boscaglia, implose per i propri conflitti interni, parve a molti che la parabola del viaggio lento fosse già conclusa, che fosse stata solo una moda passeggera come tante.
E invece il viaggio lento è risorto dalle sue ceneri e tutto il passato si è rivelato un paziente lavoro di preparazione che consente ora una crescita accelerata. La Compagnia dei cammini (www.cammini.eu), che della Boscaglia è l'erede principale ma non unico, ha un catalogo impressionante per numero di proposte (119 nel 2014) che dall'originario laboratorio appenninico spaziano ormai in tutto il Mediterraneo (Creta, Madeira, il Marocco). Anche la filosofia del camminare si è approfondita e declinata: viaggi a piedi, ma anche con gli asini, per i bambini, il "cammino profondo", la meditazione in cammino, il "viaggio selvaggio"…
In parallelo i festival dedicati al cammino e al viaggio lento si sono moltiplicati esponenzialmente: una rapida ricerca sul Web (alle voci festival + cammino per esempio) rimbalza decine di siti. Certo c'è ancora molto di precario, di estemporaneo, ma proprio per questo le iniziative più solide e radicate cominciano a collegarsi, proponendo diversi appuntamenti coordinati tra maggio e giugno (www.viedellalentezza.it). La stessa persona è qui organizzatore, là ospite o spettatore. E così il «Festival del Camminare» di Bolzano (23-25 maggio, www.festivalcamminare.bz.it), legato appunto alla Compagnia dei Cammini, si stringe al tenace «Ciclomundi» (13-15 giugno, www.ciclomundi.it), costola di un piccolo editore coraggioso, Ediciclo, che per quasi un decennio ha tenuto alta la bandiera del viaggio in bicicletta e che ora ritorna là dove aveva mosso i primi passi, a Portogruaro. Insieme hanno adottato il più giovane «Festival della Viandanza» di Monteriggioni, lungo la via Francigena (20-22 giugno, www.viandanzafestival.it).
Scorrendo i diversi programmi si trova un'abbondanza a dire il vero quasi consumistica. Incontri con gli scrittori (Enrico Brizzi, Wu Ming), attori (Giuseppe Cederna, David Riondino), psicologi (Andrea Bocconi), psicoterapeuti, filosofi, artisti, guide; e ancora testimonianze, dibattiti, workshop, escursioni, camminate, passeggiate, pedalate, spettacoli, concerti…
Qua e là fa capolino qualche tentazione nostalgica di ritorno al passato, di elogio del tempo che fu, subito contenuto da aperture al futuro: basti pensare che la rete è il vero spazio che tiene assieme queste comunità lungo tutto il corso dell'anno.
Anche la lentezza non è inerzia. Non si tratta cioè soltanto di andare più lentamente, quanto piuttosto di imparare a vivere in un mondo a velocità diverse, dove un treno ad alta velocità o un aereo ti deposita nel volgere di un'ora ai bordi di un territorio lontano da esplorare per settimane a quattro chilometri orari. Perché la velocità è una possibilità del nostro tempo, in sé meravigliosa, ma non una condanna, e il viaggiatore più raffinato sa distinguere e declinare i viaggi a corta, media e lunga distanza: diverse le motivazioni, la preparazione, lo spirito, il piacere che se ne trae, quel che si impara.
Per la maggior parte del pubblico di questi eventi non è ancora un nuovo modo di pensare o un diverso stile di vita più sobrio ed essenziale: sono semmai esperimenti, assaggi, prove generali di cambiamento. Del resto questa è la natura dei viaggi e delle vacanze, di essere un laboratorio a cielo aperto, un cantiere dove sperimentare stili di vita e vedere l'effetto che fa. I ritmi sono inevitabilmente diversi: c'è chi si accontenta del tempo sospeso dei festival, chi fa qualche passo in avanti, chi al ritorno cambia con decisione la propria vita quotidiana. Così del resto è anche il viaggio: a volte il cambiamento è la molla per partire, a volte lo trovi in te dopo il ritorno, a volte lo incontri lungo la via, in uno dei tanti incroci di strade, il simbolo profondo delle nostre vite.
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