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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2014 alle ore 06:38.

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Quando ha incontrato i sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti al Memoriale di Yad Vashem si è chinato a baciare le loro mani: «È stato un gesto spontaneo, mi e' venuto così, senza pensarci prima». Francesco parla del suo viaggio in Terra Santa nel volo di ritorno da Gerusalemme, tre giorni di impegni serrati tra Giordania, Palestina e Israele, dove ha gettato sul piatto del conflitto tutto il peso della sua autorevolezza mondiale, tanto da portare nei primi giorni di giugno Shimon Peres e Mahmoud Abbas in Vaticano («Una preghiera, non una mediazione»). Bergoglio, senza filtri, risponde per quasi un'ora alle domande dei giornalisti, una vera conferenza stampa al termine di una giornata che lo ha visto alla Spianata delle Moschee, al Muro del Pianto, a Yad Vashem, al Cenacolo, sul Monte degli Ulivi, dove ha parlato di pace condannando l'antisemitismo e la violenza, specie quando compiuta in nome di Dio. Ma il ritorno a casa incombe, i dossier sono sul tavolo.
«Tolleranza zero» ripete in tema di abusi sui minori, «non ci saranno privilegi, ora ci sono tre vescovi sotto indagine, uno è condannato. Chi abusa tradisce il corpo del Signore, è un reato gravissimo. È come fare una messa nera» afferma il Papa usando un termine di paragone mai utilizzato finora, destinato a spostare in avanti la guerra agli abusi già in corso. E annuncia che tra pochi giorni incontrerà a Santa Marta un piccolo gruppo di vittime, insieme al cardinale O'Malley, che presiede la commissione incaricata di agire in questo campo. Bergoglio non si tira indietro neppure sui temi economici, che periodicamente tornano alla ribalta con casi recenti di malagestione della cosa pubblica vaticana. Risponde alle domande sull'appartamento del cardinale Bertone, sulla «visione privata» delle canonizzazioni dalla terrazza della Prefettura degli affari economici, e sulla perdita di 15 milioni dello Ior per un prestito alla Lux Vide. «Il Signore ha detto che è inevitabile che ci siano degli scandali - risponde il Papa - bisogna però evitare che ve ne siano di più. Nell'amministrazione economica ci vuole onestà e trasparenza» e ricorda le riforme avviate con la creazione della Segreteria per l'economia, che porterà avanti le riforme «e aiuterà a evitare gli scandali lavorando insieme alla Segreteria di Stato»: si tratta da parte del Papa di una precisazione importante nel bilanciamento dei poteri interni e rimette in prima fila anche il cardinale Pietro Parolin, che ormai è entrato a pieno titolo nel gruppo dei cardinali incaricati di studiare i cambi in Curia. Poi lo Ior: «Sono stati chiusi 1600 conti, di quelle persone che non ne avevano diritto. Lo Ior e' un aiuto alle diocesi e ai vescovi, ai dipendenti e alle loro vedove, e alle ambasciate. Non è una casa aperta, e chiudere i conti di chi non ha diritto è stato un buon lavoro». Sui 15 milioni di buco della banca causati da un prestito alla Lux che sarebbe stato concesso su interessamento del cardinale Bertone, il Papa ha ammesso: «È un caso allo studio, non è chiaro. Il problema non è definito». Tutti ostacoli che si frappongono sul cammino della riforma della Curia: «Il primo ostacolo sono io» scherza Bergoglio. «Siamo a buon punto. La commissione insediata un mese dopo l'elezione ha consultato i dicasteri. Si sta lavorando ma i risultati in qualche caso si vedono, in altri ancora no. Abbiamo iniziato dall'economia, i problemi erano sulla stampa. Gli ostacoli? Sono normali, dobbiamo studiare le strade». Dalle parole del Papa traspare che il cammino è accidentato e che non tutti sono pienamente convinti. Una riforma è stata quella di Ratzinger con la sua rinuncia: esclude che un giorno, se ritenesse di non avere più le forze, arriverebbe alla stessa decisione? «Farò quello che il Signore mi dirà di fare. Benedetto XVI è un'istituzione, lui ha aperto una porta, quella dei papi emeriti. Se un vescovo di Roma sente che le forze vanno giù si deve fare le stesse domande di Benedetto XVI». I divorziati risposati «non sono scomunicati» e chiarisce che il Sinodo che si riunirà a ottobre è sulla famiglia nel suo insieme e non solo su questo specifico punto, ribadendo che "la famiglia e' in crisi". Sui preti sposati, che la Chiesa cattolica gia' prevede (greci, copti e altri riti orientali), ricorda che il celibato non è un dogma ma una regola, «che io apprezzo e che per me è un dono. Ma è una porta aperta». Un accenno importante al dossier-Asia, in vista dei viaggi in Corea in agosto e Sri Lanka-Filippine a gennaio prossimo, in particolare sulla libertà religiosa, tema molto sentito per i cattolici in Cina. «Nei nostri tempi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa. Dobbiamo aiutare queste persone e le chiese che soffrono, anche la Santa Sede lo fa con discrezione» e ha citato il caso di un paese dove è vietato pregare e alcuni operai a mensa, assistiti da un prete loro collega, fingendo di mangiare partecipano alla messa.
Infine il capitolo sociale, tanto a cuore al Papa. «Il denaro è al centro di tutto, non la persona umana. Oggi prevale la cultura dello scarto: si scartano i bambini, si scartano i vecchi, e oggi anche i giovani. In Italia la disoccupazione giovanile è sopra il 40 per cento. Questa generazione non studia né lavora, e questo non è solo per l'Europa. L'ho scritto nella esortazione Evangelii Gaudium: questa economia uccide». Il Papa parla quasi un'ora, sembra non voglia smettere mai, ma padre Federico Lombardi sorride e suggerisce di chiudere. E Bergoglio saluta come sua abitudine: «Pregate per me».
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