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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2014 alle ore 10:58.
L'ultima modifica è del 28 maggio 2014 alle ore 17:29.

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I fondi pensione battono il vecchio Tfr pure nel 2013. È quanto emerso stamattina nel corso della relazione annuale della Covip, l'authority della previdenza. Il presidente Rino Tarelli ha spiegato che i fondi pensione negoziali hanno reso in media il 5,4% mentre il rendimento dei fondi pensione aperti hanno registrato un rendimento medio dell'8,1 per cento. I Pip, realizzati attraverso i prodotti di ramo III, hanno reso infine il 12,2%. Nello stesso periodo il Tfr si è rivalutato solo dell'1,7 per cento. Dal 2000 ad oggi il rendimento cumulato dei fondi pensione negoziali è stato pari al 48,7% rispetto al 46,1% ottenuto dal «trattamento di fine rapporto».

La Covip ha la vigilanza di 8 milioni di iscritti per un patrimonio complessivo di 177 miliardi così diviso: 116 miliardi per i fondi pensione e 61 miliardi per le casse professionali. Una cifra che è pari al 10% del Pil italiano. L'anno scorso sono stati raccolti 12,5 miliardi di euro di cui 5,2 miliardi provenienti da flussi di Tfr indirizzati appunto alla previdenza complementare. A fare la parte del leone per patrimonio sono i 330 fondi preesistenti che totalizzano 50 miliardi di euro (il 40% del totale). I 39 fondi pensione negoziali sono a quota 34,5 miliardi; i fondi pensione aperti (59) sono a 12 miliardi e infine gli 81 Pip hanno 19,5 miliardi di patrimonio.

Infine aumentano i lavoratori in difficoltà che danno uno stop ai versamenti. Salgono a 1,4 milioni gli iscritti ai fondi pensione che hanno sospeso i pagamenti, soprattutto a causa del protrarsi della crisi economica. Il riferimento temporale è il 31 marzo 2014: a fine 2012 i contribuenti silenti erano 1,2 milioni.

Nel corso della relazione Tarelli ha sottolineato gli scarsi investimenti da parte dei fondi pensione sulle aziende italiane. In particolare le sole forme di previdenza complementare hanno a disposizione quasi 90 miliardi per gli investimenti: di questi, una parte cospicua, oltre il 61%, è costituito da titoli di debito. I fondi alla fine del 2013 avevano in portafoglio circa 24 miliardi di titoli di Stato italiani. Se si escludono BoT e BTp «la quota di patrimonio che le forme pensionistiche complementari destinano al supporto dell'economia italiana è limitata», ha sottolineato sottolinea Tarelli.

Nello specifico, i titoli (azioni e bond) emessi da imprese italiane nei portafogli dei fondi pensione è pari a 2,1 miliardi. "Le forme di previdenza complementare possono rappresentare un importante canale di apporto di risorse finanziarie alle imprese nazionali – ha dichiarato il presidente Covip – e contribuire al rilancio dell'economia reale del Paese in piena corenza con la missione prioritaria di fornire una prestazione pensionistica adeguata".


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