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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2014 alle ore 06:37.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
La destra francese è in piena crisi. A poco più di 24 ore dalla chiusura delle urne delle elezioni europee, che hanno sancito il trionfo del Front National di Marine Le Pen, il presidente dell'Ump, il partito conservatore dell'ex presidente Nicolas Sarkozy, si è dimesso. Travolto dallo scandalo della falsificazione delle spese elettorali della campagna presidenziale del 2012. Quella in cui Sarkozy è stato battuto dal socialista François Hollande.
Per poter capire la vicenda, va ricordato che la legge francese prevede un tetto di spesa pari a 22,5 milioni per ognuno dei due candidati che vanno al ballottaggio. In caso di superamento di quella soglia (i conti vengono passati al setaccio da un'apposita commissione) sono previste sanzioni e comunque si perde il diritto al rimborso, totale o parziale.
Come d'altronde è accaduto proprio a Sarkozy. Secondo la commissione, l'ex presidente aveva sfondato il tetto di circa 400mila euro e quindi ha perso il diritto al rimborso di 10,6 milioni. Tant'è che lo stesso Sarkozy si è impegnato personalmente in una sottoscrizione straordinaria presso i simpatizzanti del partito che ha consentito di raccogliere circa 11 milioni e coprire il buco.
Tutto sembrava risolto. Ma il 27 febbraio scorso, il settimanale Le Point ha accusato il presidente del partito Jean-François Copé - che aveva preso le redini dell'Ump nel giugno scorso dopo un lungo braccio di ferro con l'ex premier François Fillon - di aver favorito la società Bygmalion, di alcuni suoi amici, alla quale è stata affidata l'organizzazione di tutti gli eventi della campagna: una settantina, per oltre 20 milioni. Le Point accennava anche a una possibile sovrafatturazione dei meeting e su questa base la magistratura ha aperto un'inchiesta.
Una decina di giorni fa, il quotidiano Libération ha scritto che alcuni degli eventi erano inesistenti, denunciando un giro di fatture false.
La situazione è però precipitata lunedì, quando l'avvocato di Bygmalion e il responsabile degli eventi della campagna di Sarkozy hanno ammesso che molte fatture sono state intestate al partito e non al candidato, per evitare che ci fosse appunto uno sfondamento del tetto delle spese. Una truffa, insomma. Dalle dimensioni colossali: 11 milioni, anche se qualcuno azzarda cifre ancora superiori.
Sarkozy ha fatto sapere che lui non si è mai occupato degli aspetti logistici e che trova insopportabile il fatto di essere coinvolto in una simile vicenda. Preoccupato dall'ennesima ombra che minaccia il suo rientro sulla scena politica per le presidenziali del 2017.
Anche Copé, a quel tempo segretario del partito, ha cercato di difendersi fino all'ultimo sostenendo di non saperne nulla. Ma la sua posizione, resa ancora più fragile dalla sconfitta elettorale, è diventata indifendibile e ha dovuto arrendersi di fronte agli attacchi degli avversari interni. La guida del partito è stata affidata a tre ex premier (appunto Fillon, Alain Juppé e Jean-Pierre Raffarin), in attesa del congresso straordinario che dovrebbe svolgersi in ottobre. Si tratta ovviamente di altra acqua per il mulino della Le Pen, che ieri mattina ha accusato Sarkozy di aver «barato», ha parlato di «situazione grave per la democrazia» e sottolineato che le rivelazioni «mettono in causa la regolarità del primo turno delle presidenziali del 2012», dove lei è arrivata in terza posizione.
Ne ha approfittato per ribadire la richiesta di dimissioni del Governo, di elezioni anticipate, di una moratoria del processo di integrazione europeo, di un immediato congelamento del negoziato di adesione della Turchia e di quello sul trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti. A Hollande ha inoltre chiesto la nazionalizzazione di Alstom, la cui attività nel settore dell'energia dovrebbe essere ceduta agli americani di General Electric o ai tedeschi di Siemens.
Ha infine annunciato che in caso di vittoria alle presidenziali del 2017 indirà entro sei mesi un referendum sull'uscita dall'Unione europea. Sei mesi da utilizzare per trattare con Bruxelles un ampio recupero di sovranità nazionale.
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LA VICENDA

Lo scandalo Bygmalion
È il nome della società di organizzazione di eventi che ha intestato alcune fatture per servizi resi durante la campagna elettorale 2012 di Nicolas Sarkozy al partito e non al candidato, truccando così il calcolo delle spese di campagna.
Il tetto di spesa
La legge francese infatti prevede che le spese devono restare sotto una cifra limite di 22,5 milioni di euro per ognuno dei due candidati che vanno al ballottaggio. In caso di superamento si perde il diritto al rimborso delle spese.

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