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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2014 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:44.

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Nel tappone di montagna trionfo per il colombiano Nairo Quintana in una giornata da "tregenda" con neve, gelo e ... tante polemiche. Sulle salite del Passo Gavia e dello Stelvio temperature vicina allo zero e una fitta nevicata, costringono i corridori a condizioni estreme che ricordano il mitico Bondone degli anni '60 o il Gavia degli anni '80.

Una giornata drammatica accompagnata da molte polemiche per una presunta penalizzazione della corsa lungo i tornati della discesa dallo Stelvio compresa soltanto dai direttori di alcune squadre: riascoltando la registrazione non si percepisce un ordine di stop e quindi le comunicazioni di "radio corsa" sono state mal intepretate. Lungo la discesa è scappato, insieme ad altri fuggitivi, Quintana che ha esercitato il diritto di proseguire. Il colombiano ha fatto la differenza sugli altri big non tanto nella discesa delle polemiche ma sull'ultima salita verso il traguardo in Val Martello, una lunga ascesa con stretti tornanti (22 chilometri) e pendenze fino al 14 per cento. Quella di Quintana al termine di 139 chilometri dal sapore antico è un'impresa che va molto oltre ai soliti scambi di accuse. Ha preceduto di 8 secondi il canadese Ryder Hesjedal e lasciato lontano tutti i favoriti.

A partire dal leader della corsa: Rigoberto Uran Uran all'arrivo ha accusato oltre 4 minuti di ritardo. E dopo il passaggio, nelle prime tappe del Giro, della maglia rosa da un australiano all'altro (da Michael Matthews a Cadel Evans), ieri la questione si è risolta tra colombiani. A guidare la classifica generale ora è Quintana che può contare su un vantaggio di un minuto e 41 secondi su Uran Uran. Ma alle sue spalle cinque corridori si contendono la terza piazza divisi (il distacco da Quintana è superiore ai tre minuti) tra di loro da una trentina di secondi. Quindi la partita è ancora aperta, gli sconvolgimenti sono sempre possibili, se guardiamo ai profili delle prossime tappe con la cronoscalata sul Monte Grappa e, il giorno dopo, il terribile Zoncolan. E già la frazione di oggi (da Sarnonico a Vittorio Veneto) nasconde non poche insidie, non solo per i velocisti. Il percorso è apparentemente poco impegnativo ma la lunghezza (208 chilometri) e il finale nervoso – insieme alle fatiche accumulate ieri e nei giorni scorsi – potrebbero lasciare il segno e favorire qualche sorpresa.
Concedetemi un'autocitazione. Le condizioni del tempo lungo i tornati dello Stelvio mi hanno ricordato l'impresa fatta nell'estate del 2008 quando, con altri amici cicloamatori, siamo arrivati in vetta in una giornata di grandine, neve e freddo. Ieri è stata davvero un'emozione ripensando a quei momenti.

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