Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2014 alle ore 12:56.
Partono in tre, aspettando a giugno l'Armenia, entro fine anno il Kirghizstan e poi, chissà, l'Ucraina. «Presto o tardi» dovrà unirsi all'Unione economica euroasiatica creata giovedì da Bielorussia, Kazakhstan e Russia: «Abbiamo perduto dei partecipanti per strada - ha detto ad Astana, capitale kazaka, il presidente della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko -. Sono sicuro che presto o tardi le autorità ucraine capiranno dov'è il loro destino».
Ma neppure lui, Lukashenko, sembra convinto del tutto. Sul piano economico, Bielorussia e Kazakhstan hanno delle riserve: dal 2010 aderiscono al primo stadio della rimpatriata, l'unione doganale, ma trovano che la Russia interpreti le regole a modo suo riguardo al grado di apertura dei propri mercati. Sul piano politico, la crisi ucraina e l'annessione della Crimea hanno reso tutti più diffidenti sulle intenzioni di Mosca. La firma di Astana è destinata a evocare nostalgie imperiali in queste terre ex sovietiche.
C'è chi vede nel progetto una sfida, la volontà di creare un baluardo all'influenza di Stati Uniti, Cina, Unione Europea, ma il presidente kazako Nursultan Nazarbajev ha chiamato l'unione «un ponte tra Est e Ovest».Vladimir Putin, il primo a volere la nascita di uno spazio unico commerciale - dal 1° gennaio 2015 - ha definito il significato dell'incontro «speciale e, senza esagerazioni, epocale»: «Oggi - ha detto il presidente russo a fianco di Lukashenko e di Nazarbajev - abbiamo creato un centro di sviluppo economico potente e attraente, un grande mercato regionale che mette insieme 170 milioni di persone. La nostra Unione ha enormi riserve di risorse naturali, inclusa l'energia, che rappresenta un quinto delle riserve di gas mondiale e il 15% di quelle petrolifere». Il prodotto interno lordo dei tre Paesi è di 2.700 miliardi di dollari, assicurati in gran parte (2.000 miliardi circa) da Mosca.
Il trattato di Astana rafforza le basi dell'Unione doganale nata nel 2010. Sulla carta, garantirà la libera circolazione di beni, servizi, capitali e forza lavoro fra i tre Paesi, e li vedrà coordinare le politiche che guidano i settori economici principali. Innescando la rivolta del Maidan, l'ex presidente Viktor Yanukovich aveva avviato una marcia di avvicinamento dell'Ucraina all'Unione euroasiatica, rinunciando alla firma dell'Accordo che lo avrebbe portato in direzione opposta, l'associazione alla Ue. Ma ora a Kiev tutto è cambiato, e il presidente eletto Petro Poroshenko ha annunciato giovedì che la parte economica dell'Accordo verrà firmata in giugno, subito dopo il suo insediamento, sottolineando che l'integrazione con l'Europa renderà possibile l'adozione di misure contro la corruzione e altre riforme. «La popolazione dell'Ucraina - è scritto in una dichiarazione dell'ufficio di Poroshenko - non può aspettare».
©RIPRODUZIONE RISERVATA