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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2014 alle ore 06:37.

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L'Argentina del presidente Cristina Kirchner ha fatto un passo nella giusta direzione per uscire dal forzato isolamento finanziario in cui è finita da tredici anni, dopo l'annuncio del default da 95 miliardi di dollari del 2001.
Ieri, il ministro dell'economia argentina, Axel Kicillof, ha siglato un accordo storico nella capitale francese con il Club di Parigi, l'associazione che raccoglie i maggiori Paesi creditori, tra cui l'Italia, che prevede il pagamento di 9,7 miliardi di dollari di debiti arretrati (di cui il 5,2% di spettanza all'Italia) entro 5 anni al 3% di interesse, con una riduzione dal 7% di tasso inizialmente previsto. L'Argentina dovrà pagare però il 3,8% di interesse sul debito se decidesse di pagare in sette anni.
L'intesa, che comunque dovrà  essere ratificata da tutti i Paesi membri del Club di Parigi, prevede che la prima tranche, pari a 650 milioni di dollari venga pagata a luglio e altri 500 milioni di dollari vengano erogati dal governo di Buenos Aires entro maggio 2015. Le successive rate sono previste dal 2016 in avanti.
Una trattativa complessa, quella tra l'Argentina e il Club di Parigi, annunciata più di un anno fa, e spinta dalla forte necessità  del Paese sudamericano di accedere al più presto al mercato dei capitali: la mancata estinzione di debito con i governi le impediva finora di cercare fondi sul mercati finanziari internazionali. Il ministro argentino Kicillof ha però precisato che non ci son piani immediati per un ritorno sul mercato dei bond da parte del Tesoro di Buenos Aires. Recentemente il governo argentino aveva avuto una diatriba sul tasso di inflazione con l'Fmi che accusava il governo di addomesticare i dati reali. Dopo le accuse del Fondo monetario il governo di Buenos Aires ha messo a punto il 13 febbraio scorso un nuovo indice che ha mostrato un incremento dei prezzi di tre volte superiore al precedente metodo statistico.
Le critiche all'accordo con il Club di Parigi sono arrivate dall'opposizione argentina che ha sottolineato come gran parte delle rate di estinzione del debito dovranno esser rimborsate dal prossimo esecutivo che verrà eletto nel 2016. Quindi, non più dal presidente attuale, Cristina Fernandez de Kirchner, che ha siglato l'intesa pluriennale.
«Il pagamento è un passo importante per la normalizzazione delle relazioni finanziarie», ha reso noto in comunicato il Club di Parigi che comprende paesi come l'Italia, il Giappone, gli Stati Uniti, la Germania e la Francia.
«Con l'intesa raggiunta, le agenzie di assicurazione all'export sono ora autorizzate ad operare di nuovo sul business sovrano in Argentina, una buona notizia per gli esportatori europei», ha commentato Richard Segal, analista di Jefferies International a Bloomberg.
Nulla, invece, è stato detto dai protagonisti di questo accordo sulle dispute ancora aperte presso le corti americane tra cui un giudizio presso la Corte suprema degli Stati Uniti (e che verrà pronunciato il 12 giugno), per 1,5 miliardi di dollari da alcuni creditori privati, compreso l'hedge fund di Paul Singer, soggetti che non hanno aderito alle intese proposte dal Governo argentino e hanno chiesto il rimborso totale dei bond. Se la Corte Suprema americana dovesse dare ragione ai creditori privati per Buenos Aires si prospetterebbe un nuovo maxi-esborso e una catena di ricorsi a catena in tutto il mondo compresi i risparmiatori italiani in possesso di tango-bond. Proprio per evitare questa eventualità l'Argentina ieri ha detto di considerare la possibilità di un accordo extragiudiziario con i detentori di bond che non hanno accettato la ristrutturazione del debito.
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Debito ed economia
I dettagli dell'accordo
L'Argentina ha raggiunto un'intesa con i creditori del Club di Parigi (Stati) per il rimborso di debiti arretrati pari a 9,7 miliardi di dollari. La prima tranche da 1,15 miliardi dovrà essere pagata entro il maggio 2015. Il compromesso rappresenta un passo avanti verso il ritorno del Paese sudamericano sui mercati, dai quali è assente dal 2002 in seguito al default sovrano. La Germania è il principale creditore, con una quota di circa il 30%, seguita dal Giappone (25%) e da altri Paesi tra i quali, Spagna, Italia, Olanda, Svizzera e Stati Uniti.

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