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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2014 alle ore 08:12.

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Ancora dev'essere messo nero su bianco, ma l'accordo sull'applicazione in Italia della riforma Pac 2014-2020 raggiunto martedì (si veda il Sole 24Ore del 28 maggio) fa già il pieno di critiche. Bocciatura netta da parte dell'industria, mondo agricolo spaccato e Regioni in ordine sparso in attesa di stime attendibili sul reale impatto redistributivo della riforma. La scelta del modello applicativo più soft (convergenza degli aiuti solo parziale e rinviata al 2019) non potrà infatti evitare travasi di risorse a danno delle regioni più produttive, inevitabili con il processo di regionalizzazione imposto dalla riforma Ue.
Il riparto degli aiuti accoppiati (legati alla produzione) poi ha inevitabilmente scontentato chi è rimasto fuori (e i plafond ridotti rischiano di non bastare, con il conseguente rischio di tagli lineati) mentre la definizione di agricoltore attivo, che riduce la platea dei beneficiari escludendo le partite Iva sotto i 7mila euro e i soggetti non agricoli, non sembra sufficiente a evitare la riduzione dei futuri pagamenti.
L'industria contesta, attraverso il vicepresidente di Federalimentare Annibale Pancrazio, le scelte sui tagli agli aiuti per le grandi aziende (a partire da 150mila euro), giudicate «demagogiche e prive di concretezza: premiano il nanismo e la frammentazione, e penalizzano invece proprio il segmento aziendale più organizzato e che ha investito di più per crescere». Anche per Agrinsieme «si prefigura un'intesa insignificante e dannosa che mortifica l'agricoltura italiana e dimentica le filiere che creano occupazione», mentre Assalzoo parla di scelte che «vanificano gli sforzi negoziali fatti a Bruxelles». Ma la Coldiretti non è d'accordo: «Finalmente si è avuto il coraggio di colpire le rendite di una casta che rappresenta lo 0,2% dei beneficiari».
Al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, va dato comunque atto di aver gestito in tempi relativamente brevi e senza forzature un dossier così complesso. Il ministro ha anche annunciato «un piano d'azione oltre la Pac per rilanciare il settore del pomodoro attraverso un sostegno strutturale alla competitività delle aziende».
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I NUMERI CHIAVE
11%
Gli aiuti accoppiati
La quota del plafond nazionale, pari a 426,5 milioni, che sarà destinata ai piani di settore con premi legati alle quantità prodotte. La riforma consentiva di erogare con queste modalità fino al 15% del budget totale
500mila
Il tetto
L'accordo per applicare la riforma prevede un taglio del 50% dei premi oltre i 150mila euro e del 100% oltre i 500mila. Si terrà però conto del costo del lavoro

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