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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2014 alle ore 08:14.

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ROMA
Snam si avvicina a grandi passi al Tag, il gasdotto austriaco che Cassa depositi e prestiti acquisì dall'Eni nel 2011 su pressione dell'Antitrust europeo e che ora si appresta a cedere alla società guidata da Carlo Malacarne. Un passo avanti nel piano di sviluppo oltreoconfine della spa dei gasdotti, che nei giorni scorsi ha raccolto anche il plauso dell'ad di Cdp, Giovanni Gorno Tempini. «La nostra strategia europea - spiega al Sole 24 Ore il numero uno Malacarne - non prende le mosse solo dall'esigenza di creare valore per gli azionisti ma è finalizzata a sfruttare le condizioni in cui si trova il nostro paese dal punto di vista geografico, per trasformarlo in un hub europeo in grado di allentare la sua dipendenza dall'import energetico. Il nostro obiettivo è duplice: vogliamo rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti e allineare i prezzi italiani a quelli europei».
Il passaggio del Tag, quindi, è la tessera di un mosaico molto più ampio, che Snam ha saputo mettere in campo in anticipo rispetto alla direzione seguita poi dall'Europa e ribadita nei giorni scorsi anche dalla Commissione europea che, nella nuova strategia energetica approntata in risposta all'attuale situazione geopolitica (in primis, le tensioni tra Mosca e Kiev) e alla dipendenza dalle importazioni, ha rimarcato la necessità di potenziare le infrastrutture, realizzare un mercato unico dell'energia, diversificare le fonti e aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti. Quanto al Tag, è ormai alle battute finali l'iter di certificazione da parte del regolatore austriaco E-Control del "tubo" da 390 chilometri che trasporta il gas dalla Slovacchia fino al confine del Tarvisio e di cui Cdp detiene l'89% (l'11% è degli austriaci di Omv). L'Authority austriaca, dopo il parere della Commissione europea, sta verificando il possesso dei requisiti richiesti quale operatore indipendente del trasporto (Ito), che fa parte della società verticalmente integrata proprietaria della rete, ma agisce in particolari condizioni di autonomia e trasparenza.
È questo l'ultimo tassello prima dell'ok dell'Antitrust Ue, che ha tempo un mese e mezzo dalla notifica per esprimersi. Poi dovrebbe arrivare la sigla finale dell'accordo attesa per settembre. Gli uomini di Snam e di Cassa stanno lavorando alacremente al dossier per rispettare la tabella di marcia dell'operazione che avverrà - è questa la strada allo studio - con un aumento di capitale dedicato a Cdp che vi parteciperebbe conferendo il Tag. Quest'ultima crescerebbe così nel capitale di Snam senza dover lanciare un'Opa - visto che si tratta di operazioni tra parti correlate - e la società acquisirebbe il gasdotto senza indebitarsi.
«Ci stiamo concentrando su due corridoi nord-sud ed est-ovest - prosegue Malacarne - e ci muoviamo attraverso acquisizioni, l'ultima è quella di Tigf, insieme a Edf e al fondo sovrano Gic. E ora abbiamo avviato discussione con Cdp per il Tag». Ma, soprattutto, Snam sta lavorando a un asse sempre più stretto con i belgi di Fluxys, dopo la firma di un memorandum per la creazione di una holding company per la gestione integrata dei rispettivi asset. «Puntiamo a muoverci come un operatore unico - chiarisce ancora l'ad -. L'obiettivo è mettere insieme queste partecipazioni in modo da creare le basi per un controllo operativo e commerciale della rete europea. Lo scopo è gestire il trasporto del gas con contratti unici e flessibili, senza passare per intese differenti nei vari paesi». Per ora il percorso è all'inizio: le due società stanno studiando gli asset da conferire nella joint-company. Sul piatto ci sono, oltre a Tigf e all'Inteconnector, anche il gasdotto BBL tra Uk e Olanda, il terminal Gnl di Dunkerque. E ancora, i gasdotti Tenp e Nel in Germania, e il Transitgas in Svizzera. E, se non ci saranno intoppi, il Tag. Ma il novero delle partecipazioni è ancora tutto da decidere, anche perché serviranno sia l'ok dell'Antitrust che quello dei co-azionisti nei vari progetti. «I tempi? Contiamo di chiudere per fine anno - dice l'ad -. Puntiamo a gestire congiuntamente una rete unica in paesi diversi. Ciò dovrebbe favorire l'armonizzazione delle regole nei vari Stati con positivi risvolti anche sui costi della logistica, che andrebbero a ridursi e finirebbero così per far diminuire anche il costo del gas, con evidenti vantaggi sia per i cittadini che per le imprese».
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