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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2014 alle ore 15:30.

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La vicenda Alitalia-Etihad è al centro dell'attenzione tra i grandi capi delle compagnie aeree mondiali arrivati a Doha, la capitale del Qatar. Senza mostrare imbarazzo per l'ennesima rivelazione del presunto pagamento di tangenti per farsi assegnare i mondialidi calcio del 2022 (oggi ne scrive il Sunday Times), il Qatar è pronto per essere la capitale mondiale dell'aviazione per tre giorni. Da oggi al 3 giugno si svolge a Doha, enorme città cantiere nel deserto, l'assemblea annuale della Iata, l'associazione mondiale del trasporto aereo, con 240 compagnie che rappresentano l'84% del traffico globale.

E' presente anche una delegazione di Etihad Airways, vicina di casa del Qatar con la sua base ad Abu Dhabi, ma gli uomini di James Hogan non vogliono fare commenti sulla vicenda Alitalia. A Roma è attesa la lettera con la quale Etihad dovrebbe rispondere all'ultima proposta fatta da Alitalia, una missiva inviata il 15 maggio con la quale si accettavano buona parte delle condizioni poste da Etihad, con un solo punto di sostanziale differenza: la questione dei debiti finanziari. Etihad ha chiesto che le banche rinuncino a 565 milioni di crediti finanziari (su oltre un miliardo complessivo) verso Alitalia. Le banche, consultate dal governo e stimolate a trovare una soluzione, hanno dato la disponibilità a rinunciare a circa un terzo di questo importo, dunque circa 180 milioni, mentre i restanti 385 milioni verrebbero trasformati in capitale.

Etihad in queste settimane ha chiesto molti chiarimenti all'amministratore delegato Gabriele Del Torchio e si accinge a inviare la sua risposta formale, forse già nelle prossime ore, mentre sono state smentite le voci, rilanciate con evidenza nel fine settimana da alcuni quotidiani e agenzie, che la lettera sarebbe arrivata entro sabato. Il punto chiave non è tanto che arrivi la lettera di risposta, ma il suo contenuto, cioè cosa dirà Etihad. «Sto aspettando una copia della lettera di Etihad che è arrivata», ha detto oggi il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Il vettore arabo potrebbe chiedere di tagliare una quota maggiore del debito e questo costringerebbe il governo a riconovocare le banche per cercare di riformulare la proposta. E questa ipotesi sembra quella prevalente, secondo indiscrezioni provenienti da fonti vicine ad Alitalia. Solo se Etihad desse un assenso su tutta la linea la sua prossima risposta potrebbe aprire la strada al negoziato finale, che richiederebbe ancora passaggi impegnativi. In ogni caso, il negoziato finale, da quando partirà, richiederà almeno un mese di lavoro e di serrato confronto tra le due parti.

Gli altri punti indiscussione riguardano gli esuberi, intorno ai 2.600 lavoratori dovrebbero lasciare definitivamente Alitalia sui 13.500 dipendenti attuali: Etihad chiede esuberi secchi, dunque cassa integrazione a zero ore o mobilità, Hogan non vuole contratti di solidarietà o cigs a rotazione. Questo deve essere trattato con i sindacati. Un altro aspetto importante è la creazione di una nuova compagnia, una nuova Alitalia, per tracciare una linea di separazione dal passato dei Capitani coraggiosi e dal contenzioso degli anni scorsi. Etihad entrerebbe nella nuova Alitalia, con un aumento di capitale acquisirebbe tra il 45% e il 49% di questa nuova Alitalia. La quota di maggioranza spetterebbe all'attuale Alitalia-Cai, ma sarebbero gli arabi di Etihad ad avere il comando della compagnia. Questo punto richiede un delicato passaggio a Bruxelles per avere l'autorizzazione della Commissione. Le norme Ue richiedono che una compagnia, per essere considerata comunitaria, sia controllata da soggetti comunitari non solo dal punto di vista formale, cioè con il 51% del capitale, ma che ci sia anche un controllo sostanziale- E i grandi vettori europei, a partire da Lufthansa, sono pronti a contestare a Bruxelles l'avanzata di Etihad dentro Alitalia.

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