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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2014 alle ore 15:03.
L'ultima modifica è del 02 giugno 2014 alle ore 15:05.

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PECHINO - La Camera di commercio italocinese di Milano prende atto che i tempi son cambiati e ripesca dallo Statuto una mission rimasta, finora, sullo sfondo. È quella che riguarda il sostegno alle aziende cinesi che vogliono investire in Italia e che hanno bisogno di un'interfaccia locale per capire come orientarsi sul mercato italiano. Parliamo soprattutto di aziende di media dimensione.

Il presidente della Camera Pier Luigi Straparava, una lunga esperienza come presidente dell'Ucimu Sistemi per produrre, l'Associazione delle macchine utensili aderente a Confindustria, al rientro dalla lunga missione che si è appena conclusa in Cina, da Pechino a Hangzhou, a Guangzhou, in senso orario dal Nord al Sud della Cina ne è più che convinto, la svolta è necessaria.
«Da quando sono arrivato per la prima volta in Cina a metà degli anni Ottanta - dice il presidente della Camera di commercio- le cose sono cambiate drammaticamente. Anche per questo credo che sia necessario rafforzare i legami con la Cina facendo anche attenzione alle possibilità di collaborazione con l'Italia. La Cina non è l'unica piazza sulla quale verificare questo tipo di possibilità».
«L'associazione alla quale appartiene la mia azienda - aggiunge Pier Luigi Streparava - ha creato qui a Pechino presso l'Ice un desk Ucimu attivo da un anno e mezzo proprio per verificare le opportunità in Cina per le nostre aziende, ma i legami ormai sono talmente stretti tra le varie parti del mondo che bisognerà trovare forme di collaborazione anche in direzione contraria».
Della delegazione hanno fatto parte aziende attive in più settori, da Granarolo a Iper Montebello, dall'immobiliare al turismo, tutte interessate a verificare le opportunità sul mercato cinese e partecipare a incontri B2B.
In particolare la delegazione a Pechino ha avuto incontri con gli uffici che nei vari settori si occupano di regolamentazione, un elemento molto importante in Cina.
Ma ci sono alcuni aspetti importanti che rendono questo un Paese ancora a corto di tecnologie, dal manifatturiero all'alimentare. Ad esempio, alcune proteine specifiche per la produzione di latte in Cina oggi non c'è verso di produrle, manca il know how. Questo spinge i cinesi a cercare alleanze, l'hanno anche ammesso pubblicamente che da soli non ce la fanno, quindi che cosa può esserci di meglio del fatto di organizzare forme di collaborazione dall'Italia e in Italia con aziende cinesi?
«Faremo del nostro meglio per riuscire a favorire il movimento opposto - aggiunge Alcide Luini segretario generale della Camera - questo aspetto era ben presente da tempo, oggi invece diventa pressante e forse prevalente. C'è un motivo preciso, dunque, se abbiamo scelto di includere nel nostro consiglio anche tre imprenditori cinesi che si sono stabiliti in Italia e che faranno da ponte tra le economie dei due Paesi». (R. Fa.)

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