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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2014 alle ore 18:16.

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BRUXELLES - La Commissione europea dovrebbe dare mercoledì 4 giugno il benestare all'ingresso della Lituania nella zona euro. Il giudizio positivo, che sarà associato a una analisi da Francoforte della Banca centrale europea, dovrà nel caso essere fatto proprio dagli altri Stati membri. Il Paese baltico - che dovrebbe quindi diventare dal 1° gennaio il 19° membro dell'Unione monetaria - ha registrato all'ultimo voto europeo un tasso di partecipazione deludente, del 44,9%.

Come ogni anno, l'esecutivo comunitario pubblicherà un rapporto sullo stato della convergenza verso la moneta unica dei Paesi dell'Unione che vogliono entrare nella zona euro. Sono attualmente otto: oltre alla Lituania, la lista comprende la Bulgaria, la Repubblica Ceca, la Croazia, l'Ungheria, la Polonia, la Romania e la Svezia. Sia a Bruxelles che a Vilnius i segnali sono positivi sul giudizio che la Commissione renderà pubblico domani. Molti prevedono un via libera.

«Aspettiamo notizie domani da Bruxelles e da Francoforte – ha detto martedì, parlando alla radio lituana, il governatore della Banca centrale lituana Vitas Vasiliauskas –. Per dirvela tutta, non mi aspetto sorprese poiché sono sicuro che la Lituania ha veramente fatto i compiti a casa e prevedo quindi che la decisione sia positiva». La Lituania sarà il terzo paese baltico a entrare nell'Unione monetaria dopo l'Estonia, nel 2011, e la Lettonia, nel 2014.

Commentava di recente il governatore estone Ardo Hansson: «Abbiamo già un'economia integrata. Molte nostre società stanno lavorando insieme, e la moneta unica provocherà probabilmente una ulteriore integrazione». È la seconda volta che la Lituania fa domanda per entrare nella zona euro. Nel 2006, la sua richiesta fu bocciata perché il Paese non rispettava il criterio dell'inflazione (troppo elevata), uno dei criteri di Maastricht che è necessario onorare per poter aderire alla moneta unica.

L'atteso ingresso della Lituania nella zona euro non è un evento banale. Da un lato, avviene nonostante la crisi debitoria abbia messo in luce tutti i limiti dell'assetto istituzionale dell'Unione monetaria. Dall'altro, giunge mentre la crisi ucraina ha sottolineato i molti dubbi dell'Est Europa nei confronti della costruzione europea. Preoccupata da eventuali attacchi russi sulla scia dell'occupazione della Crimea, Vilnius ha chiesto e ottenuto il sostegno militare di Washington.

«Quando ci sono minacce, capiamo chi sono i nostri veri amici», ha detto in aprile la presidente Dalia Grybauskaité, accogliendo le truppe americane nel Paese. Alle ultime elezioni europee, solo il 44,9% dei lituani ha votato. Il tasso di partecipazione è stato più alto della media europea, ma sempre basso per un paese uscito dalla dittatura 25 anni fa e che dovrebbe sentire il progetto europeo come proprio (peggio hanno fatto la Lettonia e l'Estonia, con un tasso di partecipazione del 30,4% e del 36,4%).

La stessa adesione alla zona euro non fa l'unanimità. Secondo un sondaggio di gennaio solo il 21% dei lituani è favorevole alla moneta unica. «La gente è cauta. Non ne sa abbastanza. Abbiamo notato lo stesso fenomeno anche negli altri Paesi baltici – spiega un diplomatico lituano –. Una volta introdotta la moneta unica, le persone cambiano atteggiamento». Stretta tra due potenze storicamente dominanti come la Polonia e la Russia, la Lituania guarda spesso con maggiore fiducia a Washington che a Bruxelles.


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