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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2014 alle ore 06:37.

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ROMA.
Una fila lunghissima di cittadini aspetta per entrare ai Giardini del Quirinale: sono stati 18mila in pochissime ore. E tante – nella mattinata – sono state le persone che hanno assistito alla parata militare per le celebrazioni della Festa della Repubblica. Una partecipazione che ha colpito molto Giorgio Napolitano e che è stata – in qualche modo – lo specchio di quel voto di una settimana fa in cui ha prevalso la fiducia più che il disfattismo. All'indomani di quelle elezioni il capo dello Stato aveva parlato di una «rinnovata fiducia nel futuro» e ieri quella riflessione si è materializzata in quelle migliaia di persone, nelle strette di mano, nei saluti e nelle foto. Un clima che lo ha davvero emozionato tant'è che si ferma qualche minuto con i giornalisti proprio per commentare le immagini di una giornata finalmente positiva. «C'era veramente una folla enorme alla parata. Io poi, avendo fatto tutto il giro per arrivare in tribuna, ho visto tanta gente che in questi otto anni – anzi nove – non avevo mai visto. C'era una grande serenità, un popolo fiducioso e sorridente nonostante le difficoltà e le sofferenze per molti».
Non si era sbagliato il capo dello Stato a offrire al Paese stabilità, la premessa essenziale per recuperare forza anche in campo economico, e la dimostrazione sono state le elezioni che in larga misura hanno premiato i partiti di governo. Questo aveva detto il primo giugno nel suo messaggio ai cittadini ribadendo la necessità di arrivare al traguardo delle riforme senza che la politica sia di nuovo «inconcludente». Ma ieri ha voluto trovare spazio per considerazioni più emotive. E per parlare di quel «popolo sereno e sorridente» che ha potuto guardare dopo anni di preoccupazione. «La partecipazione serena e fiduciosa dei cittadini è il segno di un popolo in cui si è rafforzato e si rafforza il sentimento nazionale». Napolitano dice che questo è «il significato» che ha tratto dalla giornata ed anche la sua espressione – oltre quella della gente che ha incontrato – appare finalmente serena dopo settimane in cui è stato bersaglio di attacchi ingiuriosi.
Attacchi, evidentemente, non premiati dal voto popolare da cui è invece uscita vincente la sua linea: garantire un Governo per tentare di uscire da anni di recessione e, soprattutto, per cominciare una difficile trattativa politica con Bruxelles. Il capo dello Stato non commenta le Raccomandazioni della Commissione Ue arrivate proprio ieri, ma dalle parole già pronunciate nel suo messaggio agli italiani di domenica se ne può trarre il suo pensiero. «L'Italia può parlare a voce alta in Europa e contribuire a cambiarne le istituzioni e le politiche». Ecco, quell'espressione «voce alta» corrisponde non solo alla forza che il voto ha dato al Governo Renzi ma alle stesse aspettative che il Quirinale ripone nel negoziato che si apre ora a Bruxelles su vari livelli: dalla formazione della nuova Commissione fino a un cambiamento di rotta nelle scelte dell'Europa verso la crescita più che il rigore.
Sarà un gioco di sponda quello con Palazzo Chigi: da un lato un premier, l'unico con la Merkel, che esce più forte dalle urne; dall'altro l'autorevolezza e l'ascolto di cui gode Napolitano che in questi anni ha saputo garantire una rotta all'Italia evitando che diventasse il detonatore di una crisi dell'euro. Lui che è sempre stato il più convinto sostenitore di una linea di maggiore integrazione politica in Europa, ieri è tornato ad augurare quel passo più veloce per Bruxelles. «È irrinunciabile il percorso di integrazione economica, politica e istituzionale», dice nel suo messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli. La giornata si chiude con una telefonata affettuosa a Re Juan Carlos – dopo l'abdicazione – e grata per il contributo all'affermazione della democrazia.
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IL PRESIDENTE
Riforme e fiducia
Due sono le parole chiave del presidente della Repubblica in questi giorni: «riforme» e «fiducia» nel futuro. «È tempo di soluzioni, non di nuove inconcludenze», aveva detto domenica con estrema chiarezza. Ieri, festa della Repubblica, il presidente ha spinto sul tasto della fiducia impressionato dalla partecipazione dei cittadini alle cerimonie del 2 giugno, che si sono celebrate con l'apertura al pubblico dei giardini del Quirinale: «Oggi c'era veramente una folla che non avevo mai visto. Una grande serenità, un popolo sorridente e, nonostante le difficoltà e le sofferenze per molti, fiducioso», ha osservato anche il presidente della Repubblica facendo riferimento al successo della tradizionale parata militare
L'Unione europea
Il capo dello Stato, convinto sostenitore di una maggiore integrazione politica in Europa, ieri è tornato ad augurare quel passo più veloce per Bruxelles. «È irrinunciabile il percorso di integrazione economica, politica e istituzionale», dice nel suo messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli

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