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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2014 alle ore 06:36.


BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
La Commissione europea ha rivolto ieri all'Italia otto raccomandazioni, sottolineando l'urgenza di riformare il settore bancario, la pubblica amministrazione, il mercato del lavoro; prevedendo volta per volta scadenze precise entro le quali adottare le misure di riforma. Consapevole del malcontento sociale emerso dalle ultime elezioni europee, sul fronte del deficit Bruxelles ha dato a Roma il beneficio del dubbio. Non ha bocciato la richiesta italiana di avere più tempo per portare il bilancio in pareggio, ma ha pur chiesto "sforzi aggiuntivi" nel 2014.
Dopo un lungo lavorio tecnico e difficili negoziati diplomatici, il pacchetto di raccomandazioni presentato dalla Commissione, che verrà discusso dal Consiglio nelle prossime settimane, ricalca per molti versi le previsioni della vigilia. Delle otto raccomandazioni, una sola è relativa alle finanze pubbliche; le altre riguardano tutte l'economia nel suo insieme, fino a toccare il sistema scolastico. Sul versante dei conti pubblici, l'esecutivo comunitario ha optato per una posizione compromissoria.
La Commissione europea ha osservato che dal suo punto di vista l'aggiustamento strutturale previsto dal governo Renzi quest'anno è di appena 0,2 punti percentuali, rispetto ai 0,7 punti percentuali previsti dalle regole europee. Tenuto conto di uno scenario economico «leggermente ottimistico», l'esecutivo comunitario è «del parere che siano necessari sforzi aggiuntivi, in particolare nel 2014, per garantire la conformità ai requisiti del patto di Stabilità e di Crescita».
In una conferenza stampa, a una precisa domanda sulle richieste di Bruxelles a Roma, il commissario agli affari economici Olli Rehn è stato più preciso. Ha detto che l'Italia deve «rafforzare le misure di bilancio» già previste dal governo, ed essere pronta a introdurre «misure aggiuntive, se necessario». Ha poi aggiunto di essere consapevole «della fragilità della ripresa economica» nel paese. «Dovesse il paese tornare in recessione, le regole di bilancio consentirebbero di rivedere gli impegni».
A una successiva domanda sulla dimensione di un'eventuale manovra, Rehn si è limitato a parlare della necessità di «un aggiustamento strutturale adeguato». Ma ha aggiunto, a mo' di avvertimento: «È importante sottolineare che rinviare il raggiungimento degli obiettivi di medio termine non pone l'Italia in una buona posizione nei confronti delle regole che ha sottoscritto e che ha inserito nella Costituzione». In fondo, Bruxelles ha tentato di quadrare il cerchio. Ha dovuto fare notare lo scostamento di bilancio, ma non ha voluto chiedere espressamente una nuova manovra.

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