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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2014 alle ore 07:30.
L'ultima modifica è del 05 giugno 2014 alle ore 08:01.

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Costa un po' di più. Ma li vale? L'asta per i diritti tv 2015-2018 per il campionato di Serie A oggi alle 12 raggiungerà un primo traguardo con la presentazione delle offerte. Ha ragione l'amministratore delgato di Sky Italia, Andrea Zappia, quando parla di diritti del calcio troppo costosi? Di certo quel che sembra emergere da questa analisi è che il prodotto costa di più, ma che il suo valore intrinseco è invece sceso. Almeno questo appare facendo un'analisi su numeri e qualità.

I numeri. L'asta per i diritti tv della Serie A per il 2015-2018 prevede tre pacchetti chiave. I primi due pacchetti - i medesimi per satellite e digitale terrestre - sono relativi alle partite di 8 squadre (tra cui almeno quattro squadre big) per una base d'asta a 273 milioni per la prima stagione, 274 per la seconda e 275 per la terza. Il terzo pacchetto assegna tutte le restanti partite, ma a un solo operatore, in esclusiva, per un prezzo minimo di 234 milioni. Insomma, per poter acquistare tutte le partite di Serie A bisogna mettere sul piatto almeno 500 milioni all'anno, cui si aggiungerebbero una settantina di milioni per i diritti accessori.
L'asta precedente prevedeva come pacchetti base (non in esclusiva) le partite di 12 squadre, quindi 4 in più rispetto ai lotti definiti ora, per 268 milioni a stagione come base d'asta. Quindi, facendo l'esempio di Mediaset, l'esborso potrebbe essere uguale, ma per meno partite.

La qualità. Qui si entra nel soggettivo, ma forse qualche parametro può aiutare. Prendiamo per esempio il ranking Uefa. Nel 2010-2011 (all'epoca della precedente asta) l'Italia era al quarto posto, con 60.552 punti, preceduta dalla Germania per soli 9mila punti. Inghilterra (85.785) e Spagna (82.239) erano ben più su. Nel 2013-2014 il posto per l'Italia è rimasto lo stesso (4°), ma con una Germania al terzo posto distante 14.703 punti. Spagna (97.713) e Inghilterra (84.748) erano ancora più su.

I top players. Altro indicatore di qualità, può essere per esempio considerata la presenza di giocatori nella classifica annuale per il Pallone d'Oro. Nel 2010 (anno in cui vinse Lionel Mess, del Barcellona) c'erano 4 calciatori che militavano le campionato italiano, tutti dell'Inter peraltro: Wesley Sneijder al quarto posto; Samuel Eto'o al 12esimo; Maicon al 17esimo; Julio César al 19esimo. Nel 2011 i calciatori erano solo 2: Eto'o e Sneijder ancora una volta. Il primo dei due era all'ottavo posto (Samuel Eto'o). Un po' meglio nel 2012 con 3 giocatori in classifica e il primo arrivato (Andrea Pirlo della Juventus al settimo posto). Zlatan Ibrahimovic (decimo) e Gianluigi Buffon (16esimo) sono gli altri due calciatori del campionato di Serie A in questa classifica dei top players. Per inciso, al primo posto c'era sempre Messi. Nel 2013 però questo parametro ha raggiunto il minimo con due soli calciatori del campionato di Serie A fra i top player. A vincere il pallone d'oro è stato Cristiano Ronaldo, ma per vedere il primo italiano (Andrea Pirlo) occorre scendere al decimo posto. L'altro, Edison Cavani era al 20esimo posto. E in estate era sbarcato al Paris Saint-Germain.

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