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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2014 alle ore 06:36.

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Allarme del Centro studi Confindiustria sul rischio di declino industriale: dal 2001 sono state perse 120mila fabbriche e un milione 160mila occupati. La produzione italiana è crollata del 25% coinvolgendo tutti i settori ad esclusione del comparto alimentare. L'Italia perde posizioni nella graduatoria internazionale dei Paesi produttori, scendendo all'8° posto superata dal Brasile. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: un bollettino di guerra, ma il destino non è ineluttabile, ora ci sono le condizioni per una svolta. E Carlo Pesenti (vicepresidente del CsC): manifattura vuol dire lavoro, abbiamo il dovere di crearlo per le nuove generazioni.
Servizi u pagine 2 e 3

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