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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2014 alle ore 13:59.

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Si aggrava la crisi della Finlandia, un tempo allievo modello della zona euro e tuttora tripla A per le agenzie di rating: nei primi tre mesi dell'anno l'economia si è contratta dello 0,4%, ottavo trimestre consecutivo in rosso per il Pil in quella che appare la più grave recessione da più di vent'anni. Una crisi con diverse motivazioni, su tutte il declino industriale di cui è emblematico il tracollo di Nokia, un tempo gigante delle telecomunicazioni e fiore all'occhiello del Paese nordico.

Quadro macroeconomico allarmante
I numeri parlano chiaro. La flessione del Pil nel primo trimestre arriva dopo il -0,2% del quarto e dopo due anni in cui l'economia si è contratta dell'1,4% (2013) e dell'1% (2012). Quest'anno il governo sperava di tornare alla crescita, ma a questo punto gli analisti sono scettici: Nordea Bank per il 2014 prevede un calo dello 0,5% e aggiunge alla sua stima un giudizio preoccupante sullo stato di salute generale del Paese: «In Finlandia - rileva la prima banca nordica - si riscontrano tutti gli elementi della depressione»; e cita le esportazioni stagnanti, la contrazione degli investimenti e il calo dei consumi privati.

Le conseguenze sui conti pubblici iniziano a farsi sentire, con il debito pubblico che ha superato i 110miliardi di euro (+47 miliardi dal 2008) e che rischia ormai di superare il 60% del Pil (nel 2011 era appena il 49%). Nonostante il governo finlandese abbia cercato negli ultimi anni di correre ai ripari, varando misure da 6,8 miliardi tra tagli alla spesa e aumenti delle tasse (compensati in parte dalla riduzione della corporate tax alle imprese dal 24,5 al 20% a partire da gennaio).

Il declino industriale
Helsinki ha già dovuto affrontare due recessioni dal 2008 e questa è la peggiore contrazione dal triennio 1990-93. Al Paese però viene a mancare oggi il contributo chiave di due industrie che vent'anni fa avevano trainato la ripresa: la carta e, soprattutto, l'elettronica. Il settore IT, che pesava un decimo del Pil finlandese, oggi vale solo il 4%, dopo il crollo di Nokia, un tempo leader mondiale nella vendita di cellulari ormai acquisito da Microsoft.

Anche gli altri principali settori industriali - carta, cellulosa, metalli - attraversano una fase difficile. E a questo quadro si aggiunge la debolezza della vicina economia russa, uno dei principali investitori e partner commerciali per Helsinki.

Il quadro politico
I riflessi della crisi economica e dell'austerity si sentono inevitabilmente anche sulla politica. Il Partito socialdemocratico ha eletto un nuovo leader, Antti Rinne, ex sindacalista che sarà investito domani anche del ruolo di ministro delle Finanze e che ha promesso un'inversione di rotta rispetto alle politiche di rigore. Anche il premier conservatore, Jirky Katainen, ha annunciato le dimissioni per questo mese. Rinne ha sottolineato che lo Stato dovrà spendere di più per creare lavoro, con la disoccupazione pure salita all'8,5% in aprile. Ma non sarà un cambio di politica, secondo gli analisti di Nordea, a ridare slancio all'economia finlandese.

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