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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2014 alle ore 13:14.
L'ultima modifica è del 05 giugno 2014 alle ore 13:17.

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Un abbraccio tra Andrea Stramaccioni e Dejan Stankovic durante la loro militanza nell'Inter (Ansa)Un abbraccio tra Andrea Stramaccioni e Dejan Stankovic durante la loro militanza nell'Inter (Ansa)

Alla fine ha vinto Strama. L'Udinese ha sciolto le riserve nel tardo pomeriggio di ieri: sarà Andrea Stramaccioni il sostituto di Francesco Guidolin sulla panchina del club friulano. Avrebbe superato sul traguardo Rolando Maran, ex tecnico del Catania che piaceva ad alcuni dei più stretti collaboratori del presidente Gino Pozzo. E c'è di più. Stramaccioni ha chiesto e ottenuto di avere al suo fianco come secondo Dejan Stankovic, il centrocampista che aveva avuto alle sue dipendenze nella sfortunata parentesi all'Inter e che non vedeva l'ora di iniziare a predicare calcio. Per accettare l'offerta dell'Udinese, l'allenatore romano ha dovuto chiudere i conti con la società neroazzurra, con la quale era legato da un contratto fino al giugno del 2015 a un milione di euro netti a stagione. L'accordo è stato trovato a quota 600mila, girati a Strama a titolo di buonuscita. Meno soldi, più sorrisi. Il nuovo tecnico dell'Udinese ha firmato un biennale da circa 650mila euro l'anno, poco più della metà di quanto avrebbe guadagnato se fosse rimasto fermo, ma nulla in confronto alla possibilità di tornare in pista per dimostrare che vale la Serie A.

Gli strani scherzi del destino. Milano, stadio San Siro, 19 maggio 2013, ultima giornata di campionato: Inter-Udinese 2-5. La squadra nerazzurra, guidata da Stramaccioni, anni 37, prima e unica scelta del patron Massimo Moratti, che aveva deciso di puntare su di lui nell'aprile dell'anno precedente per accompagnare alla porta il silurato Massimo Ranieri, è sotto di 2 gol già al decimo minuto. Tra i fischi del Meazza, Strama prova a cambiare l'inerzia della gara, ma invano. L'Udinese di Guidolin è un fiume in piena e brinda all'ingresso in Europa League al minuto 66, quando Muriel segna la quinta rete. Dodici mesi dopo, il passaggio di consegne. Guidolin fa un passo indietro e sceglie di diventare supervisore dei club controllati dalla famiglia Pozzo (Udinese, Watford, Granada) e Stramaccioni, messo da parte da Moratti 5 giorni dopo la disfatta di Milano, torna a fare il suo mestiere sul campo dopo essersi prestato per qualche mese a dire la sua sulle variabili del calcio tricolore nelle vesti di opinionista televisivo.

Ottimo l'inizio, disastrosa la fine. Strama passa dalla Roma all'Inter nel giugno del 2011 per prendere in mano la Primavera neroazzurra. Nelle giovanili giallorosse aveva fatto benissimo e pure di più, tanto che tra gli addetti ai lavori si cominciava a parlare di lui, ex promessa del calcio italiano fermata da un brutto infortunio, come di un predestinato. A Milano, buona la prima. Alla guida della Primavera, Stramaccioni raccoglie di applausi del pubblico di fede interista per la conquista della Champions League dei giovani e si fa trovare al posto giusto nel momento giusto. Perché da lì a poco Moratti gli consegnerà le chiavi dello spogliatoio della prima squadra. Cinque vittorie e due pareggi nelle ultime 9 gare della stagione. Poi, tutto il campionato successivo. Dalla prima all'ultima giornata. "E' il nuovo Mourinho" titolano i giornali a novembre dopo il trionfo dell'Inter sul campo della Juventus che sposta a 9 il record di vittorie consecutive della squadra di Stramaccioni. Fino al crack, che prende forma la settimana successiva contro l'Atalanta e non si ferma più. L'Inter finisce la stagione al nono posto e con 16 sconfitte sul groppone, primato negativo del club nerazzurro. Moratti promette e non mantiene: bye bye Strama, arriva Walter Mazzarri.

Due le ragioni che avrebbero spinto la famiglia Pozzo ad affidare la squadra a Stramaccioni. La prima: l'ex tecnico dell'Inter sa come farsi capire dai giovani, fuori e dentro il campo, e l'Udinese intende continuare a costruire calciatori comprati qua e là per il pianeta da rivendere al miglior offerente. La seconda: il ruolo di direttore d'orchestra assunto da Guidolin avrebbe potuto mettere sul chi va là tecnici esperti e navigati, ma non un 38enne alla terza esperienza in Serie A, sicuramente più disponibile ad accettare consigli e indicazioni da chi prima di lui tanto bene ha fatto sulla panchina bianconera. Strama e l'Udinese, non sarebbe potuta andare meglio.

@dario_pelizzari

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