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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2014 alle ore 09:27.
L'ultima modifica è del 06 giugno 2014 alle ore 11:20.

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Francoforte - La Bundesbank è ottimista sul futuro dell'economia tedesca, che nei prossimi tre anni crescerà più del resto dell'eurozona. Dopo il buon avvio del 2014, la Germania raggiungerà quest'anno un'espansione dell'1,9%, per poi toccare il 2% l'anno prossimo e rallentare leggermente all'1,8% nel 2016, secondo le nuove previsioni della Banca centrale tedesca. I primi dati sul secondo trimestre, tuttavia, indicano che l'economia sta frenando rispetto al promettente andamento dei primi tre mesi dell'anno.

«Il rafforzamento della domanda interna, insieme al miglioramento in corso della situazione economica dei Paesi industriali e la graduale ripresa dell'area euro suggeriscono che la Germania seguirà un percorso di crescita robusto», ha detto il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Il capo della Banca centrale tedesca ha però sollevato nuovamente l'allarme sugli effetti negativi di alcune scelte di politica economica del Governo di grande coalizione, come l'abbassamento dell'età pensionabile a 63 anni e l'introduzione del salario minimo nazionale.

Questi si inseriscono in un quadro del mercato del lavoro dove cominciano a emergere segnali di scarsità di manodopera, soprattutto in alcuni settori, e sul quale peserà l'evoluzione demografica sfavorevole. «Le condizioni del mercato del lavoro determinate dal cambiamento demografico - ha affermato Weidmann - freneranno la crescita».

L'espansione dell'attività nei prossimi tre anni, rileva lo studio della Bundesbank, produrrà maggiore occupazione, soprattutto attraverso nuova immigrazione, e contribuirà a mantenere i conti pubblici in pareggio quest'anno e il prossimo. Nel 2016, secondo la Banca centrale, il bilancio pubblico registrerà un surplus.
L'inflazione dovrebbe anch'essa rimanere al di sopra della media della zona euro, all'1,1% nel 2014 (nel mese di maggio è scesa a 0,6%), all'1,5 nel 2015 e all1,9 nel 2016, quando salirà sopra il 2% se si escludono i prezzi dei prodotti energetici.

Oltre alle scelte del Governo, Weidmann indica, fra i pericoli per le prospettive dell'economia tedesca, i rischi geopolitici (la Germania è uno dei Paesi più esposti alla crisi russo-ucraina) e una possibile ricaduta dell'eurozona.

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