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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2014 alle ore 08:12.

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Il Mose serve e va fatto. Va realizzata l'opera, evitando il tangentificio ipotizzato dalla magistratura e il monopolio pervasivo del concessionario unico dello Stato (il consorzio Venezia Nuova).
Il sistema di paratoie a scomparsa va completato perché l'alternativa alle dighe mobili è fare come si è fatto in Olanda, alla foce della Schelda e per proteggere Amsterdam, oppure come la Thames Barrier che chiude alle acque alte la foce del Tamigi in Inghilterra.
Il Tamigi è traversato da una barriera alta come un edificio di sei piani che chiude i portelloni quando il mare minaccia di allagare l'entroterra.
La foce della Schelda è un delta in cui confluiscono anche il Reno e la Mosa. Per dimensioni, l'opera di sbarramento è simile al Mose di Venezia. Chilometri di lunghezza, cassoni enormi di calcestruzzo, fondazioni profonde. Serve a salvare dalle alluvioni Rotterdam e i polder dell'Olanda.
Il Mose non si può fare come gli sbarramenti olandesi, chilometri di filari di pilastri enormi di cemento armato che sostengono migliaia di chilometri quadri di paratoie d'acciaio che chiuderanno la vista per generazioni. Invece il progetto di Venezia dev'essere invisibile.
Venezia patrimonio dell'umanità è uno dei simboli del mondo, insieme con il Colosseo di Roma, la torre Eiffel di Parigi e con la statua della Libertà di New York. Viene visitata ogni anno da più di 20 milioni di persone (più un numero di visitatori che sfuggono alle statistiche). Ci sono decine di imitazioni nel mondo: una fra tante, la finta Venezia costruita nel centro commerciale Villaggio di Doha, in Qatar sul Golfo Persico, dove sotto un cielo intonacato a nuvole è stato scavato un canale con ponti sul quale scivolano gondolette di plastica con motore elettrico piene di turisti e condotte da gondolieri pachistani col cappello di paglia e l'aria sconsolata.
Venezia è destinata a sparire. Forse fra 50 anni, fra 100 o 200 anni. Il motivo è semplice. Il suolo sprofonda lento, il mare si alza e, se le previsioni di cambiamento climatico sono vere, si alza più in fretta del previsto. Il Mose serve a questo. Serve a far durare Venezia qualche secolo, quando ci saranno tecnologie migliori e definitive.
La laguna è lunga una cinquantina di chilometri e nacque come foce deltizia dei fiumi Piave, Sile e Brenta. Il Canal Grande era un braccio del delta del Brenta.
Come appare oggi, la laguna di Venezia è frutto dell'opera dell'uomo. Se i fiumi Piave, Brenta e Sile vi sfociassero ancora, la laguna si sarebbe interrita e ora sarebbe una distesa di case, capannoni industriali e aree agricole. Le bocche dei fiumi sono state deviate a partire dal '300 "congelando" la laguna per i secoli successivi. Le grandi opere antiche furono oggetto di battaglie feroci, come quella che nel '500 divise il magistrato alle acque Cristoforo Sabbadino, che voleva una laguna aperta alle acque, e il politico Alvise Cornaro, che voleva prosciugare Venezia.
Come allora, anche oggi c'è battaglia ideologica contro il Mose con progetti alternativi. C'è chi propone un'enorme diga da Marghera al Lido per dividere in due la laguna. Chi vorrebbe sollevare la città gonfiando con fluidi il sottosuolo e chi con migliaia di cric montati sotto le case. E contro il Mose si sfogano fantasie bislacche, desideri di rivalsa, rifiuto del mondo che cambia e dei mari che s'alzano.
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