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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2014 alle ore 08:11.

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FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
Il giorno dopo quelli che sono già stati battezzati "i fuochi d'artificio" di Mario Draghi i mercati finanziari si interrogano sulla loro efficacia, e, mentre altrove il pacchetto di misure è stato accolto come un segno delle determinazione della Banca centrale europea e giudicato al di là delle aspettative della vigilia, in Germania le critiche di economisti e media hanno assunto immediatamente toni molto aspri. Draghi ne parlerà mercoledì prossimo a Berlino con il cancelliere tedesco, Angela Merkel.
Sui mercati, le decisioni della Bce saranno valutate su due parametri, la capacità di indebolire l'euro per allentare le pressioni deflazionistiche esercitate dalla forza del cambio, soprattutto nell'ultimo anno, e la ripresa del credito all'economia reale in quei Paesi e settori che al momento ne soffrono più acutamente la mancanza.
La partita del cambio, anche se è stata meno enfatizzata da Draghi di un mese fa, è importante, ma non tutte le carte sono in mano alla Bce: molto può dipendere per esempio dalla linea della Federal Reserve, che con un'ulteriore rimozione di stimolo monetario, potrebbe favorire il recupero del dollaro e la flessione dell'euro. Dalla riunione della Bce di maggio, il cambio euro/dollaro è sceso di un 3% nell'aspettativa delle misure che Draghi avrebbe annunciato questo mese. La dichiarazione che i tassi d'interesse hanno ora pressoché finito di scendere, ribadita ieri dal vicepresidente Vitor Constancio, può frenare il ribasso della valuta, che è un'arma decisiva nel far risalire l'inflazione, così lontana dall'obiettivo per un periodo che, ammette ora lo staff della stessa Bce, si allungherà fino a fine 2016.
L'elemento chiave del pacchetto sono però le misure per far ripartire il credito, in particolare i finanziamenti quadriennali alle banche condizionati alla concessione di prestiti a imprese e famiglie (Tltro). Gli effetti di questo piano richiederanno tempo a dispiegarsi (come del resto gli altri elementi: Draghi ha parlato di 3-4 trimestri), anche perché le prime operazioni sono previste a settembre e dicembre. Inoltre, non è detto che le banche vogliano avvalersi di tutti i 400 miliardi di euro che sono il primo tetto (successivamente possono ottenere trimestralmente altri fondi). Non tutti i dettagli tra l'altro sono ancora chiari. All'Eurotower confidano che gli istituti di credito si "sblocchino" con la rimozione dell'incertezza, una volta completati l'esame da parte della stessa Bce sui loro bilanci e gli stress test.
Il terzo pilastro è il rilancio dei titoli cartolarizzati (Abs), con il possibile acquisto da parte della Bce, anche in questo caso con lo scopo di far ripartire il credito. Qui, i problemi riguardano la regolamentazione e i requisiti di capitale e vanno risolti insieme ad altri organismi prima che il mercato possa tornare attraente su volumi significativi. Se ne riparlerà fra qualche mese.
C'è un aspetto però che non va sottovalutato e sono le parole di Draghi. «Non abbiamo finito qui», ha detto. Queste promesse, o minacce, in passato hanno funzionato bene. Anche se è chiaro che per ulteriori misure, come l'acquisto di titoli con un programma di quantitative easing (Qe), citato esplictamente dal presidente della Bce, in consiglio si dovrebbe riaprire una discussione tutt'altro che facile, che Draghi probabilmente si augura di evitare. «È assurdo parlare adesso» di nuove misure, ha detto ieri il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in un'intervista al quotidiano "Bild", nella quale ha peraltro cercato di spiegare come un'inflazione troppo bassa troppo a lungo sia un danno per tutti e che anche in Germania ci sono numerose categorie, dalle imprese e i loro dipendenti, a chi vuole comprar casa, agli artigiani, che si avvantaggiano dei tassi bassi.
È stata proprio la "Bild" ad aprire le ostilità contro la decisione di tagliare ulteriormente i tassi, evocando un destino in povertà per i risparmiatori anziani. Poco importa che proprio giovedì l'indice Dax della Borsa di Francoforte abbia superato la soglia dei 10mila punti. Ma in genere tutta la stampa tedesca, da destra a sinistra, si è schierata compatta contro la Bce, con dichiarazioni di economisti come Hans-Werner Sinn, presidente dell'istituto di ricerca Ifo, e l'ex consigliere dell'Eurotower, Juergen Stark. Il partito anti-euro AfD, che ha ottenuto il 7% dei voti alle ultime europee, ha prontamente sfruttato la polemica. L'incontro fra Draghi e Merkel della prossima settimana appare quindi particolarmente delicato.
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