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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2014 alle ore 08:11.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:53.

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La "cupola" veneta che ruotava intorno al Consorzio Venezia Nuova è ancora «altamente pericolosa». I 35 indagati, finiti in custodia cautelare per aver intascato illecitamente gran parte dei fondi pubblici disponibili per il progetto del Mose, potrebbero reiterare il reato. Non solo attraverso la corruzione realizzata col denaro, ma anche sfruttando il controllo acquisito nel tempo di funzionari che operano nelle istituzioni pubbliche. E la Corte dei conti ha aperto una propria inchiesta.
È l'opinione dei procuratori di Venezia, che hanno messo in evidenza un meccanismo per certi versi peggiore a quello della Tangentopoli del '92, visto che le tangenti o semplicemente la redistribuzione dei soldi provenienti dalle sovraffatturazioni erano di origine pubblica.
Le esigenze cautelari per i 35 indagati, tra cui l'ex presidente veneto Giancarlo Galan e il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, sono motivate da questa pericolosità: «frodare il fisco per milioni in modo seriale per anni, controllare l'assegnazione dei lavori attraverso illecite pressioni sui poteri pubblici, molto spesso ridotti al loro servizio, ricompensare lautamente i titolari di pubblici poteri politici e amministratori fornendo loro ogni possibile utilità al fine di ottenere non tanto singoli favori ma un asservimento totale».
Tra gli atti corruttivi infatti non ci sono solo la distorsione di fondi pubblici, che in meno di 10 anni sono arrivati a quota 400 milioni, con 40 milioni di fondi neri dal 2005 a 2011. C'era anche il controllo di «chi dovesse essere nominato negli uffici pubblici che dovevano relazionarsi a loro, chi dovesse essere favorito nell'assegnazione dei lavori, avvalendosi della compiacenza di pubblici poteri e sostituendosi ad essi».

La «massima pericolosità»
Per i procuratori i soggetti con condotte particolarmente gravi e sistematiche, con più alte probabilità di reiterazione del reato, sono l'ex governatore Galan e l'ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, perché in posizioni apicali in Regione Veneto prima e in politica nazionale poi (nel caso di Galan). Ma anche Giovanni Artico, Enzo Casarin, Giuseppe Fasiol, in quanto funzionari. E si prosegue con Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva, funzionari del Magistrato alle acque e Emilio Spaziante, come alto ufficiale della Gdf. «Hanno per anni e anni asservito totalmente l'ufficio pubblico agli interessi economici del gruppo economico-criminale, lucrando una serie impressionante di benefici personali di svariato genere, da dazioni in danaro a vantaggio di parenti e amici a partecipazioni societarie».
Ma non solo. Il loro potere di influenza sarebbe proseguito anche dopo la cessazione dalle cariche, indipendentemente dalla loro collocazione. Come ad esempio Galan, che sarebbe stato in grado di «assicurare benefici in virtù del rilievo della sua posizione politica».

Gli intrecci societari
Non solo denaro illecito, derivante dalle sovraffatturazioni dei fondi per il Mose. Non solo la ristrutturazione della casa, realizzata dall'impresa Mantovani, destinataria di fatture gonfiate. Per Galan si parla anche di scambi di quote azionarie e coperture con prestanome. L'ex presidente veneto tramite la Pvp di Paolo Venuti (suo commercialista) acquisisce il 7% di Adria Infrastrutture (del valore di 350mila euro) e il 70% della Nordest Media (del valore di 81.200 euro) al fine di favorirne gli appalti dei project financing e intascarne gli utili. Anche Chisso ottiene il 5% di Adria Infrastrutture e il 10% di Nordest Media, utilizzando la Investimenti Srl.

Il millantato credito
Nelle pagine dell'inchiesta si parla anche di millantatori di professione, personaggi che intascavano migliaia di euro facendo credere ai vertici del Consorzio Venezia Nuova e della Mantovani di poter aggiustare vantaggi. Si tratta di persone che hanno cercato di «trarre lucro personale millantando una propria presunta posizione di influenza nei confronti di magistrati, appartenenti alla Gdf e ai Servizi». Tra loro, uno dei titolari della società che pubblica il settimanale "Il Punto", Alessandro Cicero, l'amministratore di Italia Service, Mirco Voltazza, l'architetto Gino Chiarini, l'avvocato Corrado Crialese, ex presidente Fintecna e presidente di Adria Infrastrutture, l'amministratore di Nsa Luigi Dal Borgo.

I primi interrogatori
Ieri prima giornata di interrogatori di garanzia per oltre la metà dei 35 arrestati (di cui 10 ai domiciliari). Il primo è stato il sindaco di Venezia Orsoni, indagato per finanziamento illecito dei partiti, che si è dichiarato estraneo ai fatti. L'ex assessore Chisso ha respinto ogni addebito. Nota di Galan: «Non mi farò distruggere per colpe di altri». Ben altre le aspettative della Procura di Venezia, che si attendeva almeno ammissioni parziali o ulteriori elementi di approfondimento.

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