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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2014 alle ore 12:45.
L'ultima modifica è del 07 giugno 2014 alle ore 19:05.
Sullo scandalo Mose la politica ha le sue responsabilità (tutte le parti politiche e «anche il Pd») ma per arginare la diffusione della corruzione in Italia serve una «risposta strutturale», che richiede tempi più lunghi. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è intervenuto a Napoli a "La Repubblica delle idee" e ha anticipato quella che sarà la linea del Governo dopo le ultime inchieste. La settimana prossima, venerdì, il provvedimento con i poteri a Raffaele Cantone, che presiede l'Autorità nazionale Anticorruzione («non è un super pm o un uomo dotato di superpoteri che risolve tutto, ma deve avere la possibilità reale di incidere sia sulla vigilanza che sulle procedura»). Poi, «due settimane dopo», la riforma più complessiva della giustizia, con misure come quella per cui se un politico ha «violato la legge», ci deve essere «la certezza che in un ufficio pubblico non ci metti più piede se non per fare un certificato».
«Cambiamo radicalmente il processo amministrativo, l'impostazione della procedura pubblica» degli appalti - ha affermato - Oggi è arrivato il momento di una riforma radicale. Mi fai la cortesia, tu che hai corrotto o concusso qualcuno, di non mettere più piede negli appalti pubblici». Capitolo riforme: ci sono le condizioni perché entro l'estate « possa essere approvata la legge elettorale e si possa incassare la prima lettura della riforma costituzionale».
Via chi ruba anche nel Pd
Le responsabilità politiche sono di tutti. E il Pd non ha una sorta di scudo politico. «Nel caso della corruzione quello che abbiamo da dire lo diremo senza preoccuparci delle ripercussioni sui nostri. Se c'è nel Pd chi ruba va a casa a calci nel sedere esattamente come chi è negli altri partiti - ha affermato Renzi - . Non c'è Pd e non Pd. Ci sono ladri e non ladri».
Il premier: daspo per politici e corruttori
«Venerdì il governo farà un provvedimento ad hoc che recuperi le raccomandazioni della commissione europea» all'Italia, ha spiegato il premier. «Nel pacchetto di riforme della Giustizia deve essere chiaro che i condannati non possono mettere più piede in un ufficio pubblico se non per chiedere un documento». Un pacchetto, ha spiegato, «che recuperi le indicazioni della commissione Ue».
Ora chiudere tutte le partite che abbiamo aperto
Secondo il premier, il risultato positivo registrato nelle ultime elezioni deve garantire nuova benzina alle riforme. «Il rischio che, dopo aver concesso il 40,8% dei consensi elettorali alle Europee, gli italiani si allontanino dal Pd c'è - ha ammesso il capo del Governo - ed è per evitare questo che nei prossimi due mesi lavoreremo a testa bassa a chiudere tutte le partite che abbiamo aperto».
La disoccupazione? Il problema non si risolve con un click
La sfida è quella della disoccupazione. Il problema «non si risolve con un click. Le riforme della P.a. e delle regole vanno fatte», ha chiarito il premier. «Basta con i convegni sul lavoro, è arrivato il momento di essere operativi».
Sistema fisco assurdo
«C'è una grande questione che riguarda la sinistra: non possiamo dire in Italia nel 2014 (ma chi lo pensava è degno di stima) di essere il partito che dice che le tasse sono bellissime - ha riconosciuto il premier -. Perché il sistema fiscale in Italia è quanto di più assurdo, farraginoso e devastante immaginabile».
Sulla Rai va cambiata la governance
Il presidente del Consiglio ha parlato anche della Rai. Va cambiata la legge Gasparri? «Io credo che va cambiata la governance della Rai, la strategia della Rai, ma va fatto dopo un dibattito culturale», ha risposto il premier.
Grasso: stop ai vitalizi a politici mafiosi e corrotti
«Via da subito e per sempre i vitalizi ai politici condannati per mafia e corruzione ed estendere decadenza e incandidabilità alle elezioni nazionali». È questa la proposta del presidente del Senato Pietro Grasso, intervenuto a Comiso (Ragusa) alla cerimonia di intitolazione a La Torre dell'aeroporto siciliano.
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