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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2014 alle ore 08:13.

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Nel delegare si annida la corruzione, parola di Luigi Einaudi



Come cittadino italiano, provo grande scoramento. Prima le mazzette per Expo 2015, poi i 35 arresti legati al Mose. Mi sembra che in Italia non sia possibile investire denari pubblici perché chi li deve gestire per il bene comune, a qualsiasi latitudine e vestendo qualsiasi casacca politica (destra e sinistra poco importa), li usa per garantire privilegi. Leggi anti-corruzione ce ne sono, forse talmente arzigogolate che chi vuole frodare ha gioco facile. Ho trovato alcune righe di Luigi Einaudi del 1943: "La corruzione è fatale. Se, come è naturale, il capo supremo non può attendere a tutto e deve delegare le sue facoltà a qualche migliaio di sottocapi e gerarchi, chi potrà impedire che costoro abusino della loro situazione?... Ecco diffusa la lebbra della corruzione pubblica, della mancia in paesi che prima ne erano immuni. Ecco verificarsi un regresso spaventoso nella compagine sociale e politica del paese".
Dario Armellini
Scandali in Laguna
Penso che lo scandalo del Mose non abbia colto di sorpresa noi italiani più di tanto. I giovani parlano quasi solo di denaro. È un problema educativo. Platone si esprimeva così: "In un giovane, in un'adolescente fa piacere vedere coltivata la filosofia, mi sembra che gli convenga, credo che gli servirà per formarsi uomo veramente libero, mentre un giovane che non filosofa mi sembra di natura servile".
Lettera firmata
Processati per alto tradimento
Bravo Renzi quando dice che chi ruba deve essere processato per alto tradimento dello Stato. Renzi parla di pugno duro, di Daspo per i politici. Come mai allora il premier collabora con Denis Verdini che, oltre che indagato, è stato rinviato a giudizio su temi analoghi? Alle parole devono seguire i fatti.
F.D.
Quel che i politici non fanno
La popolarità è fulcro della leaderhip. Napoleone, Alessandro Magno, non erano forse popolarissimi? Un fiorentino doc, edicolante, che conosco da tempo, si rammaricava di non aver più Matteo Renzi come sindaco, perché stava tra la gente e ogni mattina, alle sei, camminava per il centro storico, senza lesinare strette di mano ai lavoratori. Una rivoluzione nella sinistra. Poi chiedi al giornalaio cosa abbia fatto Renzi per la città e lui balbetta: ha preso decisioni, senza soccombere ai ricatti della concertazione. Quali decisioni? Siamo assuefatti all'idea che la popolarità spicciola, che viene dalla simpatia più che dai risultati (che Napoleone e Alessandro ottennero) sia dote interessante in politica. L'immagine è tutto e la sete di risultati niente? Scriveva Susan Sontag che nella società delle immagini, dietro alla frantumazione dell'icone si dissimula la conservazione, una rivoluzione delle apparenze in cui la sostanza resta uguale. Ai suoi tempi non c'era internet, sempre che l'avvento della rete abbia contribuito a migliorare la situazione, per i più deboli ovviamente.
M.L.
Le delibere comunali sulla Tasi
Abbiamo terminato il lavoro di aggiornamento sulle delibere Tasi depositate dai Comuni sul portale Mef. Lascia sconcertati la caccia al tesoro, delibera sì, delibera no e quello che ne consegue, per adeguare tabelle e software all'elaborazione. Trovo al limite della protervia la pretesa di molti Comuni, praticamente a ridosso della scadenza, di disciplinare il versamento di una nuova tassa deliberando una serie di aliquote, detrazioni e altre differenziazioni basate sui più diversi parametri possibili (età, reddito, Isee, rendita catastale etc.), senza la più minima preoccupazione delle difficoltà operative a cui vengono costretti i contribuenti e i loro consulenti. Sarebbe stato così difficile obbligare i Comuni a stabilire un criterio unico, almeno per il versamento dell'acconto, evitando questa ennesima dilettantesca esercitazione di federalismo fiscale? Ho l'impressione che, se non si recupera un minimo di buon senso, la distanza tra cittadini e istituzioni diverrà incolmabile.
Claudio Baccari
Dottore commercialista - Albano Laziale (RM)
Direttore generale della Consob
Nell'analisi di Marco Onado, pubblicata sul Sole 24 Ore di ieri, per un'errore di impaginazione, si è persa la frase "l'attuale direttore generale, subentrato dopo il pensionamento di uno dei migliori dirigenti storici della Consob, Antonio Rosati, è entrato per chiamata diretta". Ce ne scusiamo con l'autore e i lettori.

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