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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2014 alle ore 10:39.

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Nella Great Hall of People, sacrario dell'ideologia comunista, oggi, durante il Business Forum tra Italia e Cina, i riflettori rischiano di essere puntati tutti sul campione del capitalismo con caratteristiche cinesi, Jack Ma, l'inventore di Alibaba, ovvero la piattaforma online più grande del mondo in lizza per una quotazione da record a Wall Street.

Jack Ma conferma le intenzioni maturate nel suo recente viaggio a Roma in occasione del quale ha conosciuto il premier Matteo Renzi che gli è stato presentato dal conterraneo Fu Yixiang Fu, vicepresidente della Camera di commercio italo-cinese. E lo fa alleandosi con il made in Italy tout court. Non solo "guanxi", le relazioni amicali tipiche della cultura cinese, dunque, ma un vero interesse per il meglio della cultura italiana. Oggi Jack Ma sigla un importante memorandum of understanding con il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi alla presenza del premier Matteo Renzi e del premier cinese Li Keqiang; l'obiettivo è quello di sviluppare il commercio online delle imprese italiane sul negozio virtuale di Alibaba che da Hangzhou, capitale dello Zheijiang, sta allargando la sua influenza sul pianeta.

Si tratta di uno dei dieci accordi alla firma di Renzi e Li, quello che ha più appeal mediatico, certamente, ma anche molte potenzialità, come attirare in Cina il meglio del made in Italy. Fin d'ora su Tmall e Taobao, i due bracci operativi di Alibaba, sono già presenti pezzi di made in Italy; ad esempio, su Tmall i premi per i voli per l'Expo milanese; su Taobao è spuntata Italy week, che offre tanti prodotti italiani. Adesso si tratterà di farne una questione di sistema: non sarà facile perché entrare nel meccanismo di Alibaba richiederà anche un training particolare.

Così, dopo la Gran Bretagna di David Cameron che è andato a trovare Jack Ma a casa sua, ad Hangzhou, e perfino la Francia, che si è arresa alla corte serrata del gigante cinese, anche l'Italia si lancia con Alibaba ma non senza aver preso qualche necessaria precauzione. All'arrivo in Cina ieri il ministro Federica Guidi ha partecipato a una cena di accoglienza con il ministro del Commercio estero cinese Gao Hucheng durante la quale ha fatto presente al collega cinese che è necessario rafforzare le tutele contro i falsi e le frodi online. Come dire, va bene andare sui negozi virtuali, ma bisogna proteggere i produttori e i consumatori dalle offerte online non autentiche o peggio dannose. La preoccupazione è tale che il ministro ha voluto ribadire la precisazione davanti alla platea delle imprese che oggi prenderanno parte al Business Forum.

Vediamo allora cosa contempla il memorandum che Il Sole-24 Ore è in grado di anticipare: intanto vuol fornire servizi per le società italiane che vogliano sbarcare su Tmall e promuovere le vendite dei loro prodotti in Cina. Quindi, veloci sottoscrizioni e comunicazione semplificata sia nella vendita che nel marketing via Tmall. Alibaba si impegna a mettere a disposizione un team dedicato che lavorerà in Cina a stretto contatto con le aziende italiane, a rafforzare la cooperazione a difesa della proprietà intellettuale, a promuovere campagne specifiche per i prodotti italiani mettendo anche a disposizione una lista di operatori della logistica in grado di dare una mano, infine scegliere i prodotti più appetibili per Tmall dedicati alla fascia alta dei prodotti, a supportare la piattaforma di pagamenti Alipay e l'accesso a Cainainao, la società di joint venture di Alibaba.
Non solo, il memorandum contempla anche una campagna a tappeto per la promozione dei brand italiani. Sarà per questo che, dati i potenti mezzi di Alibaba, l'offerta di contribuire attivamente al marketing dell'Italia, specie sul versante Cina, è di quelle che non potevano essere rifiutate.

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