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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2014 alle ore 10:03.

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La "cupola" del Mose non aveva soltanto corrotto i vertici della Corte dei conti veneta e del magistrato delle acque (oltre a quelli della Guardia di finanza locale). La Regione guidata dall'ex governatore Giancarlo Galan riesce a estromettere anche l'Ispra dai controlli ambientali, aggirando i vincoli europei.

L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale era stato indicato nel 2008 dall'Ue come organo imparziale di controllo per il monitoraggio. L'accordo di programma venne firmato dalla Regione Veneto, dal ministero alle Infrastrutture e da quello all'Ambiente. Tuttavia nel 2013, per aggirare anche quest'ultimo controllo, la giunta regionale cambia rotta. Il relatore dell'iniziativa è l'assessore Renato Chisso, indagato nell'inchiesta. La Regione con una delibera approva un accordo di programma tra Magistrato delle acque e Regione Veneto, subentrando all'Ispra.

L'Europa però se ne accorse, minacciando anche una procedura d'infrazione. La vicenda viene ricordata dai procuratori di Venezia: «Il documento non è passato inosservato, tanto da essere subito oggetto di interrogazione al Parlamento Europeo, finalizzata a verificare se, con l'estromissione di fatto dell'organo di controllo terzo, non fossero state disattese le indicazioni della Comunità europea».
E ancora: «Il Parlamento Europeo nel 2013 lascia presagire la possibile riapertura della procedura d'infrazione a suo tempo avviata nei confronti dello Stato Italiano e poi sospesa proprio a seguito dell'affidamento del monitoraggio sul Mose all'organo di controllo terzo, ora estromesso».

Oltre all'Ispra in Regione ci sono altre manovre, finalizzate a "commissariare" la commissione di Valutazione di impatto ambientale (Via). Come riportano le carte della procura, la Giunta regionale di Galan «individuava nel segretario alle Infrastrutture Silvano Vernizzi (persona, come ampiamente argomentato e testimoniato dagli indagati, vicina al gruppo Mantovani) il ruolo di Presidente della commissione Via». Una scelta considerata non coerente con le prerogative regionali, spiegano i procuratori. «Tale circostanza appare assolutamente anomala stante che la Legge Regionale nr. 10/1999, richiamata dalla stessa delibera, prevede tale competenza in seno al settore ambiente (dotato di una propria segreteria generale) e non del settore Infrastrutture».

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