Il marito cambia sesso, illegittima la norma che scioglie il matrimonio

Alessandra Bernaroli (Ansa)

Con una sentenza (n. 170) destinata a creare un importante precedente nella lotta per i diritti di omosessuali e transessuali la Corte Costituzionale afferma il contrasto degli articoli 2 e 4 della legge 164/1982 con l'articolo 2 della Costituzione, dichiarato illegittima la norma che annulla le nozze nel casi in cui uno dei due coniugi cambia sesso. In particolare la Suprema Corte ha evidenziato un vuoto legislativo, invitando di conseguenza il legislatore a porvi rimedio, laddove, qualora entrambi i coniugi desiderino mantenere in vita il loro rapporto vedendosi riconosciuti i diritti precedentemente acquisiti con le nozze, si trovano nell'impossibilità di farlo.

Protagonista della vicenda una coppia di Bologna in cui il marito ha scelto di cambiare genere (oggi è registrato all'anagrafe come Alessandra Bernaroli) e che, nonostante il successivo divorzio d'ufficio, ha deciso di restare insieme esattamente come prima dell'intervento di riattribuzione di sesso del marito, cercando quindi di far cancellare il procedimento che negava il loro legame.

Impossibile, a norma di legge. Per questo i due hanno intentato una battaglia legale che, iniziata nel 2009, si è conclusa ieri con la sentenza della Corte Costituzionale alla quale in precedenza la Cassazione aveva rinviato gli atti processuali.

Nelle motivazioni della Consulta si evidenzia, in sintesi, l'incostituzionalità degli articoli 2 e 4 della legge 164/1982 in quanto, sciolto il vincolo matrimoniale con il divorzio, non vi è una norma che consenta alla coppia un'altra forma di convivenza giuridicamente valida e riconosciuta "che tuteli adeguatamente i diritti e gli obblighi della coppia medesima". L'invito successivo, contenuto nella sentenza, è che il legislatore colmi il vuoto normativo evidenziato dalla storia di Alessandra e sua moglie.

©RIPRODUZIONE RISERVATA