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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2014 alle ore 18:26.

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Al ritorno dalla sua breve missione negli Stati Uniti, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan interviene a Milano a un convegno del Fondo italiano di investimento nella sede di Borsa italiana e comunica di aver riscontrato oltreoceano «un enorme interesse» da parte degli investitori esteri per l'Italia. È il frutto delle «potenzialità di fondo dell'economia nonostante la recessione» e al tempo stesso della «spinta di riforma del governo». La richiesta degli investitori è così sintetizzabile: trasparenza, semplicità, certezza del diritto, un sistema giudiziario che funziona. Anche alla luce di queste constatazioni e della «finestra di opportunità eccezionale» che si è aperta, il governo intende accelerare sul fronte delle riforme e si appresta a «varare velocemente alcune nuove misure di stimolo e sostegno all'economia».

Ministeri dell'Economia e dello Sviluppo economico insieme alla Banca d'Italia stanno in sostanza collaborando per la messa a punto di alcune misure concrete, alcune delle quali potrebbero essere approvate a breve dal Consiglio dei ministri, con l'obiettivo di «cambiare il sistema degli incentivi in base al quale il finanziamento va all'economia». Padoan anticipa che il nuovo pacchetto di interventi allo studio si ispirerà a questi principi: stimolo, potenziamento della garanzia pubblica, maggior partecipazione al finanziamento alle imprese di infrastrutture, misure per favorire l'apporto di capitale proprio al sistema delle imprese. Al centro del programma che il nostro paese propone ai partner europei il tema della crescita e dell'occupazione, da affrontare «in modo non ideologico ma concreto», attraverso riforme strutturali e misure a livello europeo.

L'invito al sistema bancario (forte della sua «enorme capacità di resistenza» durante la crisi), è esplicito e diretto: ora gli istituti di credito devono approfittare della minore tensione sui mercati e delle misure decise dalla Bce per combattere la deflazione e immettere liquidità nel sistema economico europeo. «Occorre guardare avanti a condizioni che sono migliori e che miglioreranno ulteriormente per dare una nuova spinta e un nuovo contributo. Questo è vero per l'Italia e altri Paesi».

Pronta la replica del presidente dell'Abi, Antonio Patuelli: «Siamo in corso d'opera, siamo attivi: il settore bancario è quello che è più avanti nella spinta per investimenti per favorire la ripresa». La dimostrazione è che il sistema bancario è impegnato «in grandi aumenti di capitale». Non si può del resto ignorare che negli ultimi sei anni «abbiamo avuto quattro governi con maggioranze diverse che nel comparto bancario hanno solo incrementato la pressione fiscale, dalla Robin Hood Tax in poi, e questo è un meccanismo che non funziona».

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