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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2014 alle ore 20:17.
L'ultima modifica è del 12 giugno 2014 alle ore 23:01.

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PECHINO – «Difficolta? Non ne vedo proprio..». Matteo Renzi sorseggia piano la tazza di tè verde nella hall dell'Hotel Kempinski con a fianco il consigliere diplomatico Armando Varricchio, regista dell'operazione Asia. Il caso Mineo, l'ausospensione dei 14 senatori non era ancora intervenuta ma il premier già sentiva nell'aria puzza di bruciato. Sapeva, del resto, che era pericoloso allontanarsi troppo dall'Italia ma confidava che il successo elettorale avrebbe congelato per un po' le tensioni interne. «L'assemblea del Pd di sabato, quello sì che sarà un appuntamento importante» aveva detto ieri. Per il resto, era concentrato a portare a casa buoni risultati negli incontri istituzionali ed economici. «Viste da qui le cose italiane fanno ridere, è uno storytelling che ci appassiona solo a casa nostra».

Semmai Renzi si appassiona nel vedere l'attenzione e la curiosità dei suoi interlocutori per un'Italia che si rimette in moto, che non vuole sfigurare con l'Expo dell'anno prossimo e che ha l'ambizione dei guidare il corso di una nuova politica europea con il prossimo semestre europeo. Alle 12 e 30 nell'aeroporto di Pechino, insieme alla moglie Agnese, sale sull'Airbus del 31 Stormo con in mano la copia di oggi del "China Daily". In prima pagina campeggia la sua foto insieme a quella del premier cinese Li Keqiang. Più che eloquente il titolo "I Marco Polo hanno bisogno di incrementare gli scambi". Nel testo un apprezzamento alla decisione del premier italiano di accorciare a 36 ore dal primo luglio i tempi per la concessione dei visti cinesi per turismo e affari.

Per Renzi occorre dare ai cinesi ma soprattutto alle imprese italiane il sostegno di cui hanno bisogno in questa parte del mondo. «Il padiglione Italia, quattro anni fa all'Expo di Shanghai – dice il premier - fu visitato da 7 milioni di persone, il secondo più frequentato dopo quello cinese: un risultato che dimostra ancora una volta di più quanta fame di Italia ci sia nel mondo». «Noi – ha aggiunto - siamo una superpotenza da punto di vista della cultura e c'é bisogno di reinvestire sull'importanza di ciò che siamo».

Integrare i due sistemi economici italiano e cinese è la scommessa del futuro. Le piccole e medie imprese del nostro Paese potranno avvantaggiarsi sui mercati globali sfruttando la potenza della piattaforma di AliBaba, prima società al mondo per commercio online che «fornirà, tra le altre cose, supporto alle imprese italiane per l'iscrizione diretta a Tmall e ai suoi servizi dedicati». Soddisfatto Renzi anche per l'incontro con il governatore della Peoplés Bank of China, la Banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan. «Avete visto che la Banca del Popolo di Cina – ha spiegato Renzi - ha fatto diversi investimenti in Italia e due di questi sono sopra la soglia del 2% e sono stati dichiarati: Eni ed Enel, segno evidente di un interesse importante».

Diritti umani e anniversario della rivolta di Tienanmen sono rimasti prudentemente fuori dai temi di colloquio. Il colosso economico ha i suoi tempi per modernizzare la "democrazia interna". Ma operatori e giornalisti che hanno lavorato in Cina in questi giorni hanno capito molto bene cosa significhi non potere mandare twitt o non riuscire a collegarsi a Google. Da alcuni giorni il servizio di posta elettronica, la popolare "gmail" è completamente bloccato. Nessun annuncio ufficiale è stato dato dal governo cinese, che usa un sofisticato sistema di censura per bloccare i siti che gli sono sgraditi, come Youtube, Twitter e Facebook. Un' impiegata dell' ufficio di Google di Hong Kong ha affermato che «l'impresa è al corrente delle difficoltà che sta incontrando in Cina, ma che non ne ha ancora individuato la ragione». Nel 2010 Google annunciò che non avrebbe accettato i dettami della censura cinese e da allora è accessibile in Cina solo attraverso la sua piattaforma di Hong Kong.

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