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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2014 alle ore 12:31.

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«È provato che con il cibo che avanza potremmo dar da mangiare alla gente che ha fame. Quando lei vede le fotografia dei bambini denutriti in diverse parte del mondo, le scoppia la testa, non si può capire. Credo che viviamo in un sistema economico mondiale che non è buono. Al centro di tutto il sistema economico deve esserci l'uomo e la donna, e tutto deve essere al servizio dell'uomo. Ma noi abbiamo invece messo al centro il denaro, il dio denaro. Siamo caduti in un peccato di idolatria, l'idolatria del denaro». Torna sui temi sociali Papa Francesco, intervistato dal giornalista israeliano Henrique Cymerman, corrispondente dal Medio Oriente per «La Vanguardia», «Antena 3» e la TV israeliana «Channel 2».

Incontrandolo sul volo di andata ad Amman, il Papa, che aveva visto il giornalista israeliano seduto accanto a un collega palestinese, gli aveva chiesto di proteggerlo durante il viaggio in Terra Santa. Cymerman è stato coinvolto nell'organizzazione della preghiera per la pace che si è tenuta in Vaticano. «L'economia - ha proseguito il Papa - si muove per l'affanno di avere di più e paradossalmente, si alimenta una cultura dello scarto. Si scartano i giovani quando si limita la natalità. Si scartano anche gli anziani perché non servono più, non producono, sono una classe passiva... E scartando i ragazzi e gli anziani, si scarta il futuro di un popolo perché i ragazzi tirano in avanti con forza e perché gli anziani ci danno la saggezza, hanno la memoria di questo popolo e devono trasmetterla ai giovani».

Adesso, ha aggiunto il Papa, «è di moda scartare i giovani con la disoccupazione. Mi preoccupa molto l'indice di disoccupazione dei giovani, che in alcuni Paesi supera il cinquanta per cento. Qualcuno mi ha detto che 75 milioni di giovani europei con meno di 25 anni sono disoccupati. È una barbarie. Noi scartiamo tutta una generazione per mantenere un sistema economico che non regge più, un sistema che per sopravvivere deve fare la guerra, come sempre hanno fatto i grandi imperi. Visto che non si può fare la terza guerra mondiale, si fanno guerre regionali. Che cosa significa questo? Significa che si fabbricano e si vendono armi, e così i bilanci delle economie idolatre, le grandi economie mondiali che sacrificano l'uomo ai piedi dell'idolo del denaro, ovviamente si risanano. Questo pensiero unico ci toglie la ricchezza della diversità di pensiero e dunque di un dialogo tra le persone. La globalizzazione bene intesa è una ricchezza. Una globalizzazione male intesa è quella che annulla le differenze. È come una sfera, con tutti i punti equidistanti dal centro. Una globalizzazione che arricchisce è come un poliedro, tutti uniti ma ciascuno che conserva la sua particolarità, la sua ricchezza, la sua identità. E questo non accade».

Poi un passaggio sull'antisemitismo: «Non saprei spiegare perché accada, però credo che sia un fenomeno molto unito, in generale, e senza che ci sia una regola fissa, alle destre. L'antisemitismo si annida solitamente meglio nelle correnti politiche di destra che di sinistra, no? E ancora continua. Compreso chi nega l'Olocausto, una pazzia». Sul tema di Pio XII, affrontato durante il volo da Tel Aviv a Roma («non c'è un miracolo, la causa è ferma» aveva detta a proposito del processo di beatificazione di Pacelli), Bergoglio ha osservato che «l'apertura degli archivi porterà molta luce.

Su questo tema ciò che lo preoccupa è la figura di Pio XII, il Papa che ha guidato la Chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale. «Sul povero Pio XII - ha detto Bergoglio - è stato tirato fuori di tutto. Ma dobbiamo ricordare che prima lo si vedeva come il grande difensore degli ebrei. Ne ha nascosti molti nei conventi di Roma e di altre città italiane, e anche nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Là nella casa del Papa, nella sua camera da letto sono nati 42 bambini, figli di ebrei e di altri perseguitati rifugiatisi lì. Non voglio dire che Pio XII non abbia commesso errori - anch'io ne commetto tanti - però il suo ruolo deve essere letto nel contesto di quel tempo. Era meglio, ad esempio, che non parlasse perché non venissero uccisi più ebrei, oppure che lo facesse? Voglio anche dire che a volte mi prende un po' di orticaria esistenziale quando vedo che tutti se la prendono contro la Chiesa e Pio XII, e si dimenticano le grandi potenze. Lo sa lei che conoscevano perfettamente la rete ferroviaria dei nazisti per trasportare gli ebrei ai campi di concentramento? Avevano le foto. Però non hanno bombardato queste linee ferroviarie. Perché? Sarebbe bene parlare un po' di tutto».

E sul tema "dimissioni", ha concluso l'intervista: «Avevo una stanza riservata per me in una casa di riposo per sacerdoti anziani a Buenos Aires. Io avrei lasciato l'arcivescovado alla fine dell'anno scorso e avevo già presentato la rinuncia a Papa Benedetto quando ho compiuto i 75 anni. Ho scelto una stanza e ho detto: voglio venire a vivere qui. Lavorerò come prete, aiutando nelle parrocchie. Questo sarebbe stato il mio futuro prima di essere Papa».

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