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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2014 alle ore 07:06.
L'ultima modifica è del 17 giugno 2014 alle ore 08:22.

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Sarà pure che la parola ispira simpatia, sta di fatto che si parla molto di empatia, tanto che la frequenza delle ricerche su Google per il termine è più che raddoppiata negli ultimi dieci anni. Come mai è così aumentato l'interesse in rete per questa parola? Eppure fino a qualche decennio circolava in un cerchio alquanto ristretto di persone, in quanto pratica immaginativa degli attori che dovevano immedesimarsi ed entrare nel personaggio per esprimerne i sentimenti.

La parola di origini greche en (dentro) pathos( sofferenza, sentimento) fu coniata nell'era classica per definire il rapporto tra l'attore tragico e il suo pubblico: nel corso della rappresentazione teatrale il pubblico presente in sala rifletteva e si rifletteva, identificandosi, negli stati d'animo espressi nell'interpretazione di un personaggio. Dopo circa venticinque secoli ritroviamo la parola anche nella lingua tedesca ad opera del filosofo Robert Vischer, nella seconda metà del Diciannovesimo secolo, che parla di "Einfuhlung" come "simpatia estetica", ossia la sensazione di condivisione dell'esperienza del pathos prodotta dall'arte in senso lato.

A partire dal Novecento, quale che sia l'ambito, il termine indica il sentire "lo stato di coscienza altrui" invitando metaforicamente a "mettersi nei panni di un altro". È stata poi la scoperta agli inizi degli anni Novanta dei neuroni specchio ad opera di Giacomo Rizzolatti dell'Università di Parma a confermare le basi fisiologiche dell'empatia, anche se proprio di recente su "Wired" è stato affermato che l'empatia sarebbe possibile pur senza i neuroni specchio.

Resta il fatto che, nonostante le basi scientifiche, non è così automatico mettersi in altri panni dai propri, poiché la comprensione empatica è molto più sottile di quella intellettuale, in quanto ha a che fare non solo con le parole ma con gli stati d'animo, più fuggevoli, soprattutto se non si è abituati ad accettare le proprie emozioni e a dialogare con esse, premessa necessaria per capire quelle degli altri. Empatia vuol dire allargare la propria esperienza, renderla capace di accogliere il dolore, la gioia altrui, mantenendo la distinzione tra me e l'altro /altra. Si tratta di rendersi conto che c'è un altro e c'è dell'altro oltre ai propri panni. L'empatia è alla base della "New Sincerity" un sentimento sempre più diffuso che rifiuta il cinismo. Così, se capita di commuoversi nel corso della visione di un film drammatico, sia che dipenda dai neuroni specchio o da innata sensibilità, non è un segno di debolezza ma di consapevolezza delle emozioni in atto.

Test: Quanto sei empatico? Sei in grado di metterti nei panni degli altri?

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