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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2014 alle ore 21:50.
L'ultima modifica è del 16 giugno 2014 alle ore 22:03.

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Le barriere di protezione del viadotto Acqualonga dell'A16 Napoli-Canosa, dal quale il 28 luglio dell'anno scorso precipitò il bus nel quale persero la vita quaranta gitanti di ritorno a Pozzuoli (Napoli) «non erano saldamente mantenute al suolo» in quanto «i perni che le avrebbero dovute ancorare sono stati corrosi dal sale utilizzato nei periodi invernali» quando in quel tratto autostradale, tra i caselli di Avellino e Baiano, ci sono ghiaccio e neve.

È questo uno dei principali passaggi della perizia affidata dalla Procura di Avellino ai quattro consulenti di ufficio che in queste ore viene consegnata ai difensori delle sette persone indagate per omicidio plurimo colposo e disastro colposo.

La perizia, che consta di 650 pagine e contiene 1.500 allegati, in particolare punta l'indice sulla mancata manutenzione rispetto «ad un'azione di corrosione avvenuta negli anni»: «Se ci fosse stata una accorta manutenzione - scrivono i tecnici - le barriere avrebbero potuto contenere l'impatto del pullman ed evitare che precipitasse dal cavalcavia».

Un altro elemento che i periti nelle loro conclusioni affidano ai magistrati, riguarda l'autobus noleggiato dalla "Mondo Travel" di Gennaro Lametta: «Al momento dell'incidente, l'automezzo non aveva in funzione l'impianto frenante e nonostante questo l'autista del bus, Ciro Lametta (morto nell'incidente, ndr) ha fatto di tutto per tenere l'automezzo sulla carreggiata».

Con la consegna delle perizie alle parti, il procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, che coordina l'inchiesta dei pm Adriano Del Bene e Cecilia Annecchini, potrebbe individuare nuovi profili di responsabilità per gli attuali indagati e per altre persone. Alla luce della perizia, sembra destinata alla archiviazione la posizione di Ciro Lametta (lo stesso Cantelmo la scorsa settimana ricordò che «dall'inizio delle indagini non sono emerse responsabilità a carico dell'autista»), la cui iscrizione nel registro degli indagati è stato un atto dovuto.

Nell'inchiesta sono coinvolti Gennaro Lametta, in quanto proprietario dell'autobus e cinque dipendenti ed ex dipendenti della società Autostrade: Michele Renzi, Antonio Sorrentino (responsabile della manutenzione del tratto autostradale), Nicola Spadavecchia, Paolo Berti e Michele Maietta. Questi ultimi tre devono anche rispondere di concorso in omissione di atti di ufficio. Un'altra inchiesta, collegata alla tragedia del bus, coinvolge invece due dipendenti della Motorizzazione civile di Napoli, Vittorio Saulino, 56 anni di San Giorgio a Cremano (Napoli) e Antonietta Ceriola, 63 anni di Giffoni Sei Casali (Salerno), che secondo la Procura di Avellino avrebbero attestato la revisione; revisione che l'autobus, fino al giorno dell'incidente, non aveva invece effettuato.

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