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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2014 alle ore 17:29.
L'ultima modifica è del 16 giugno 2014 alle ore 17:35.

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La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto questa mattina l'appello dell'Argentina contro gli hedge fund. L'Alta Corte statunitense, che ha preso in considerazione il caso da venerdì, con una lapidaria decisione con la quale da rifiutato di considerare l'appello di Buenos Aires, ha confermato una sentenza di tribunali di grado inferiore che vieta al Paese latinoamericano di effettuare qualunque pagamento sul debito ristrutturato dopo il suo storico default nel 2001 se non rimborsa anche i fondi hedge che hanno rifiutato l'accordo.

Tra questi ci sono Aurelius Capital e Elliott Management. L'Argentina deve a questi fondi, che avevano acquistato il debito a prezzi molto scontati dopo la crisi, oltre 1,3 miliardi di dollari. Buenos Aires ha attaccato duramente i fondi, definendoli avvoltoi, che intendono ottenere profitti dalla crisi del Paese. L'Argentina aveva anche ammonito la Corte Suprema statunitense che una decisione a suo sfavore poteva provocare una nuova crisi e un default, «il quale può far scattare nuove catastrofi economiche con severe conseguenze per milioni di ordinari cittadini» del Paese latinoamericano. I fondi avevano risposto che l'Argentina ha esagerato le conseguenze di una sconfitta.

L'Argentina aveva dichiarato default su cento miliardi di debito durante la sua crici economica e finanziaria e nel 2005 e nel 2010 aveva offerto ai creditori nuovi titoli scontati in cambio delle vecchie obbligazioni. Gli investitori hanno in tutto accettato lo scambio di 93% del debito, ma i fondi contrari non hanno ceduto e una Corte d'Appello statunitense e un tribunale federale hanno entrambi deciso che il Paese non puo' pagare gli oneri sul nuovo debito se non rispetta anche i debiti dei creditori ribelli, perché altrimenti è in violazione dei suoi obblighi di uguale trattamento degli investitori.

Immediata la reazione del mercato, con i prezzi dei bond denominati in dollari in picchiata da 84 a 74 centesimi e i Cds (polizze assicurative contro il rischio di default) in forte aumento. Gli investitori temono un «default tecnico» dello Stato argentino dopo la sentenza della Corte Usa. Il prossimo 30 giugno infatti Buenos Aires deve pagare i possessori dei bond con scadenza 2033, in mano agli investitori che avevano aderito al
concambio (tra cui migliaia di risparmiatori italiani). Nei giorni scorsi il governo aveva avvisato dell'impossibilità di far fronte a tutti i pagamenti. Un accordo con i fondi è Usa possibile ma è difficile entro la fine del mese.

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